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SALERNO, COMUNALI 2016. CICCONE A CRONACHE PARLA DA CANDIDATO A SINDACO

Alle prossime comunali manca ancora qualche mese ma la scena politica è già in fermento. Ad aver già scaldato i motori è il forzista Lello Ciccone, reduce da un buon risultato alle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Campania. Avvocato Ciccone, conferma un suo prossimo impegno importante nel partito di Forza Italia a Salerno?

 

«Credo che l’impegno si sia già visto nelle ultime elezioni regionali: mesi di lavoro ininterrotto per costruire un consenso intorno a una proposta politica che partisse dalle esigenze dei territori, con proposte concrete e con il coinvolgimento di tante persone che poi hanno confermato la propria fiducia al momento del voto. Parliamo di migliaia di persone, molte delle quali in cerca di un riferimento politico, di una casa comune. Io credo che il primo problema del centrodestra, oltre che di Forza Italia, nella nostra provincia e ancora di più a Salerno, sia quello di ricostruire uno spazio politico che negli ultimi anni si è andato pericolosamente assottigliando, anche pe la capacità indiscussa dei nostri avversari politici di appropriarsi di temi tradizionalmente cari all’elettorato moderato e conservatore». E dunque, concretamente, lei in che modo è disposto a mettersi in gioco? «Nel modo che il partito riterrà più opportuno, ma sempre con la stessa “ossessione”: riedificare la casa comune del centrodestra, dell’elettorato moderato e conservatore. Nei nostri territori c’è un lavoro enorme da fare in questo senso. Ciò che ho avvertito di più nei miei giri elettorali della scorsa primavera è un senso quasi claustrofobico di mancanza di spazio politico. La nostra gente, il nostro elettorato si sentono quasi schiacciati. Bisogna dare ossigeno e fiducia al popolo del centrodestra attraverso una capacità autonoma di proposta». In parole più concrete? «E’ necessario che la gente si ritrovi in iniziative politiche, che abbia dei riferimenti intesi proprio come persone fisiche, che abbia una idea precisa di quali siano gli obiettivi che Forza Italia e il centrodestra intendono raggiungere nell’Agro Nocerino, così come a Salerno, nella Piana del Sele o nel Cilento. Non bisogna mai lasciare da solo nessuno, neanche il consigliere comunale del più piccolo paesino o il cittadino comune che vorrebbe trovare ascolto e non lo trova. Per fare questo ci vuole organizzazione, capacità di proposta a partire dalla specificità di ciascun territorio, parole d’ordine che caratterizzino la nostra azione e autonomia di iniziativa. E sulla parola autonomia mi soffermerei in particolare». Si riferisce alla capacità di elaborare proposte originali? «Sicuramente. Partendo dai valori che tradizionalmente ci appartengono: favorire la libera iniziativa, diminuire la pressione fiscale, favorire gli investimenti, ridurre al minimo la burocrazia, dobbiamo essere in grado di mettere in campo una ipotesi concreta, tangibile, di governo dei territori diversa e alternativa a quella della sinistra. Il tema delle tasse locali può essere, per esempio, un buon terreno». Si riferisce alla città di Salerno? «Mi riferisco a tutti quei posti dove la fiscalità sta svuotando le tasche dei cittadini mortificando i consumi e di conseguenza il commercio e sta scoraggiando la voglia di fare impresa. Visto che parliamo di Salerno, mi duole notare come il tessuto produttivo della mia città si sia ridotto all’osso e anche l’osso sia ormai in decomposizione». Colpa di chi ha amministrato la città negli ultimi 20 anni? «Di colpe potremmo rintracciarne tante, non escluse le nostre. Certo l’idea di basare l’economia di una città su una crescita turistica, che per sua natura non può che essere lenta e difficile e che, nella migliore delle ipotesi può coprire solo una parte limitata del complesso dell’economia locale è insufficiente. E neanche si può pensare di dare risposte occupazionali solo alimentando il sistema delle società pubbliche, le cosiddette partecipate che anzi bisognerebbe snellire. Ma su queste cose vorrei essere chiaro partendo da un esempio. Nel centrosinistra Renzi ha preso definitivamente quota quando ha deciso di tagliare corto con la politica dell’antiberlusconismo. A Salerno non possiamo vivere di antideluchismo. Non perché non si possa o non si debba criticare ciò che ci sembra sbagliato dell’azione politica passata e presente dell’attuale governatore della Campania, ma perché abbiamo bisogno di autonomia politica. Dobbiamo essere capaci noi di fare proposte diverse e credibili. Per nostra natura non siamo il partito dell’odio ma della positività e della proposta. Nessuno mai ci voterà perché siamo contro qualcuno, ma solo se siamo per qualcosa. Ma per costruire il qualcosa c’è bisogno del contributo di tutti. Ripeto e ribadisco fino alla noia che lavorerò sempre per unire Forza Italia e il centrodestra. Dobbiamo essere bravi ad utilizzare le risorse che abbiamo, ognuna nel modo e nel ruolo che le è più propria. Abbiamo uomini e donne di esperienza, abbiamo giovani con molta voglia di fare e a cui dobbiamo dare spazio, abbiamo persone capaci sul piano delle relazioni. L’ultima cosa che dobbiamo fare è disperdere tutte queste risorse e cedere alla tentazione della litigiosità e della polemica. Io sono convinto che ognuno ha una quota di ragione nelle cose che dice, ma ognuno deve fare un piccolo passo indietro. Per tornare grandi, bisogna ritrovare l’umiltà dei manovali della politica». Ma non è che poi alla fine ognuno vuole fare il “capomastro”? «Questo attiene alla coscienza dei singoli. Io no di certo. In passato, anche sul vostro giornale, si è paventata l’ipotesi di una mia candidatura a sindaco di Salerno. Ringrazio chi avanza una tale ipotesi, ma dico sinceramente che non è all’ordine del giorno. Qualche ruolo istituzionale l’ho ricoperto in passato. Quel tanto che mi è bastato per capire che, se non c’è un lavoro politico, se non si crea organizzazione, programma, proposta, la politica delle poltrone diventa un gioco deludente e fallimentare. Io intendo lavorare come manovale per una nuova casa dei moderati. E oggi mi impegno per questo. Il resto è tutto da costruire. Ma di sicuro posso dire che farò di tutto per individuare soluzioni che uniscano e non dividano. Il nostro popolo vuole recuperare entusiasmo, orgoglio, generosità, coesione. Altre cose interessano di meno»