VERSO LE POLITICHE 2018. ENTRO IL 7 DICEMBRE L’OK DEFINITIVO AI COLLEGI, VOTO A MARZO

Ultimi atti di Legislatura ormai alle porte. Saranno presentate martedì sera, 5 dicembre, in Commissione Affari costituzionali della Camera le proposte di modifica ai collegi elettorali, previste dal Rosatellum 2.0, da parte del relatore, il dem Emanuele Fiano. Lo ha deciso l’Ufficio di presidenza della stessa Commissione.

Secondo quanto riferito dal presidente della Commissione Andrea Mazziotti, i gruppi presenteranno le loro richieste il giorno precedente, e la sera del giorno successivo, il 5 dicembre, Fiano presenterà la bozza di parere al decreto legislativo, che sarà discusso mercoledì 6 e votato giovedì 7.

Il provvedimento è all’attenzione delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato (relatore Salvatore Torrisi, AP) dopo il primo passaggio in Consiglio dei Ministri (dove dovrà tornare per il via finale), il 23 novembre.

Composto da 5 articoli, il testo suddivide le 28 circoscrizioni territoriali previste per l’elezione di Montecitorio e le 20 relative a Palazzo Madama sulla base dei dati elaborati da una Commissione nominata ad hoc dall’Esecutivo. Alla Camera saranno 232 i seggi assegnati nell’uninominale e 386 con riparto proporzionale, mentre per il Senato saranno 116 i collegi uninominali e 193 quelli plurinominali.

Il via libera alla nuova ripartizione dei collegi è uno degli ultimi atti verso uno scioglimento delle Camere che appare sempre più vicino. Tanto che sono in molti ormai quelli che pronosticano un annuncio del Capo dello Stato entro la fine dell’anno, in contemporanea o quasi al tradizionale messaggio postnatalizio. Come pure si fa sempre più probabile il mantenimento in carica dell’attuale Esecutivo per il disbrigo degli affari correnti, senza dimissioni formali. Quanto al voto, le date cerchiate sono tutte a marzo. Se così sarà, oltre naturalmente alla legge di bilancio, lo spazio parlamentare a disposizione sarà poca cosa: al momento forse potrebbe passare solo il biotestamento; molto difficile se non impossibile lo Ius soli, anche per via del voto a rischio che obbligherebbe il Governo alle dimissioni.