EBOLI. IL SINDACO CARIELLO PROPONE LA LIQUIDAZIONE DELL’AREA PIP

La società consortile Area Pip ha esaurito i suoi compiti, mantenerla in vita significherebbe solo gravare di ulteriori spese gli imprenditori ed aumentare i costi, senza ottenere alcun vantaggio. Su questa traccia si muoverà l’Amministrazione comunale di Eboli che, in occasione dell’assemblea dei consorziati del prossimo 27 ottobre, proporrà la messa in liquidazione della società. «Proporremmo questa questa strada – spiega il sindaco di Eboli, Massimo Cariello – nell’ottica del riordino e dell’ottimizzazione del rapporto tra il Comune e le società
partecipate. Saranno naturalmente i consorziati a deliberare in maniera definitiva, poiché il Comune ha solo una quota consortile, ma la proposta stessa indica la volontà politica dell’Amministrazione
comunale». Sul piano pratico, la messa in liquidazione avrà un impatto immediato e positivo. «Il consorzio ha sostanzialmente esaurito il suo compito, mantenerlo in vista significherebbe solo far lievitare i costi,
soprattutto per gli imprenditori, che una volta cancellata la società,
non avranno l’obbligo di versare la quota al consorzio». Il sindaco di
Eboli interviene anche sulla posizione polemica dell’opposizione sulla
scelta: «La vuota opposizione consiliare, alla ricerca di improbabile
visibilità, invece di avanzare proposte, si concentra su polemiche senza
senso, come quella sul disciplinare, su cui insiste nonostante i
funzionari comunali e la stessa Assise abbiano ampiamente fornito
spiegazioni esaurienti. Lasciamo alla minoranza le polemiche,
l’Amministrazione prosegue nel suo percorso di modernizzazione e di
sviluppo della città, abbassando i costi e riducendo le spese». Alla
definizione dell’intero quadro relativo all’area PIP ha contribuito in
maniera sostanziale l’assessore alle attività produttive, Maria Sueva
Manzione: «Abbiamo messo in campo ogni azione possibile per realizzare
le condizioni migliori per investimenti, attività e lavoro. Quando
questo grande lavoro è stato ultimato, abbiamo verificato che mantenere
in piedi la società consortile avrebbe generato solo aggravio di costi
per gli imprenditori, una situazione sfavorevole per tutti e questo
spiega la decisione di andare verso la messa in liquidazione».