Non esiste il campo largo, “ma c’è un bivio: o i riformisti o i 5Stelle, che tutto sono fuorché di centrosinistra”. Lo ha detto Carlo Calenda, in un’intervista a “Repubblica”, in risposta all’appello della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, lanciato dalle colonne del quotidiano, per unire in coalizione tutte le opposizioni al governo Meloni. Secondo il leader di Azione, ciò non preclude gli accordi sul piano locale, dove “è più facile ritrovarsi attorno a un progetto per il territorio e a un candidato credibile”. Ma di adottare lo stesso schema per la guida del Paese non se ne parla: “Se il Pd vorrà restare insieme al M5s, capitanati da un signore che nega il sostegno all’Ucraina, noi non ci saremo perché se anche dovessimo vincere, poi saremmo incapaci di governare”. L’ex ministro ha spiegato che senso ha accettare l’alleanza alle amministrative e negarla alle politiche: “Alle comunali e alle regionali non si discute di temi come la guerra o il posizionamento internazionale dell’Italia. I programmi vertono essenzialmente su sanità e servizi ai cittadini. L’intesa è più semplice se, come in Abruzzo, si converge su un candidato liberal-progressista e molto capace come Luciano D’Amico”.