Non bastano i problemi della città e le incombenze ministeriali. Che spesso, come vedremo, si sovrappongono provocando effetti antiestetici. Da settimane Vincenzo De Luca se la deve vedere anche con i grillini che gli stanno attaccati ai polpacci. Non gli danno un attimo di tregua, continuando a domandare pubblicamente perché il viceministro delle Infrastrutture si ostini a non mollare la poltrona di sindaco di Salerno. Ieri l’hanno azzannato addirittura in quattro. «Tiene il piede in due scarpe, mentre il consiglio comunale continua a prendere altro tempo per approfondire la questione dell’incompatibilità», gli hanno rinfacciato i parlamentari del M5S Silvia Giordano, Mimmo Pisano, Angelo Tofalo e Andrea Cioffi. Ringhiando: «Non c’è nulla da approfondire, la legge parla chiaro. Deve scegliere fra l’incarico al ministero e quello di sindaco di Salerno». C’è chi dietro tanta resistenza intravede una strategia per evitare l’arrivo del commissario, nella speranza magari di passare il testimone all’interno dell’attuale amministrazione per il tempo che rimane alla fine del mandato. Ma certo questa vicenda fa riflettere per molti motivi.
La legge, come argomentano i «cittadini» del 5 Stelle parlerà pure chiaro. In linea con la nostra tradizione, tuttavia, non si può dire che sia scritta nel migliore dei modi. Il terzo comma dell’articolo 13 della manovra economica approvata nel 2011 dal governo di Silvio Berlusconi due mesi prima di andarsene, dice in effetti che i parlamentari e i componenti dell’esecutivo «sono incompatibili con qualsiasi altra carica pubblica elettiva di natura monocratica relativa a organi di governo di enti territoriali aventi (…) popolazione superiore a 5 mila abitanti». Passaggio che si riferisce anche ai sindaci, non ci piove.
Ricordate lo scandalo dei parlamentari che non mollarono la poltrona di sindaco finché la Corte costituzionale, giusto un paio d’anni fa, non glielo impose? La norma di cui parliamo è servita a ribadire questo principio sacrosanto di incompatibilità, giustamente estendendolo. Peccato che lo stesso comma precisi come tutto questo valga «fermo restando quanto previsto dalla legge 20 luglio 2004, n. 215, e successive modificazioni». Si tratta, per chi non lo ricordasse, della famosa legge sul conflitto d’interessi fatta dal governo Berlusconi. Un provvedimento inconsistente, perché non prevede sanzioni e dunque si può impunemente violare. Ma dove c’è un grimaldello. Stabilisce infatti che i componenti del governo non possono ricoprire cariche diverse da quella di parlamentare ma anche «di amministratore di enti locali». Cioè permette loro di fare i sindaci, i presidenti di Provincia, i consiglieri provinciali e comunali nonché gli assessori. E questo grazie proprio a una «successiva modificazione» di quella legge, introdotta nel marzo 2005 in un decreto sugli enti locali.
Un ritocchino che ha consentito, per esempio, all’ex ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli di candidarsi nel 2006 al Comune di Orbetello, rimanendo sindaco per cinque anni. E che fece dire all’ex ministro Renato Brunetta, candidatosi alla poltrona di sindaco di Venezia, che lui non avrebbe lasciato il ministero se fosse stato eletto. Mettiamoci pure che De Luca, al contrario di Matteoli e Brunetta non è parlamentare…
In questa situazione qualche azzeccagarbugli, scommettiamo, ci andrebbe a nozze. Ma è evidente che il doppio incarico non può reggere alla prova del buonsenso. Una dimostrazione clamorosa? Venerdì prossimo il viceministro delle Infrastrutture Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, ha convocato una riunione al ministero per discutere di un’importante opera pubblica ancora su un binario morto: la metropolitana di Salerno. Parteciperanno i rappresentanti delle imprese, della Regione Campania, e del Comune: l’assessore alla mobilità Luca Cascone e il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Sensibilissimo alla faccenda. Il problemone della metropolitana della città campana, «mi è stato posto anche dal viceministro De Luca», ha rivelato qualche giorno fa il titolare del dicastero Maurizio Lupi. Che ha poi tenuto a precisare: «Quando si sono investite risorse è un dovere morale ed etico che le opere non rimangano ferme. Ognuno ha il proprio ruolo. Noi siamo il ministero, non il Comune di Salerno». Non del tutto esatto, caro Lupi. Perché oggi il ministero delle Infrastrutture è anche un po’ il Comune di Salerno. O no?
tratto da corriere.it di Sergio Rizzo