La Segretaria Nazionale del Partito Democratico Elly Schlein ha deciso di non fare ricorso allo strumento delle Primarie per la scelta dei candidati per le prossime elezioni Regionali e Comunali, provocando le prime reazioni all’interno del Pd.
Per costruire questa alternativa, la segretaria del Pd ha cancellato le primarie del suo partito per la scelta dei candidati, scatenando la reazione della minoranza e di quei moderati che considerano l’accordo con i Cinque stelle un suicidio politico, e che rimproverano alla leader del Nazareno di violare lo stesso statuto del partito. La rottura è dietro l’angolo e i primi segnali sono già arrivati. In Sardegna Pd e M5s hanno raggiunto un accordo sul nome di Alessandra Todde, vicepresidente del Movimento, scatenando la reazione di Renato Soru, ex presidente della Regione e tra i fondatori dello stesso Partito democratico. Risultato? Soru si candiderà con una propria lista che, fatalmente, drenerà voti alla candidata di Schlein e Conte. Ancor più significativo il caso di Firenze, dove si dovrà scegliere il successore di Dario Nardella, che lascerà la poltrona di sindaco per uno scranno al Parlamento europeo. I vertici del Pd fiorentino hanno scelto, d’accordo con la Schlein, Sara Funaro, attuale assessore al welfare, ma nel Pd fiorentino è scoppiata la bufera, nonostante il fatto che sul nome della Funaro sia stato raccolto il consenso di Azione, Più Europa e dell’Alleanza verdi e sinistra. Il no è arrivato invece dai Cinque stelle e, soprattutto, da Matteo Renzi, il quale a Firenze può contare su un consistente pacchetto di fedeli elettori.
L’ex premier ha deciso di candidare Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione: una scelta che potrebbe mettere a rischio la vittoria di Sara Funaro. Sono due dei casi che si sono aperti con la decisione di Elly Schlein di cancellare le primarie, per cercare accordi larghi con tutte le forze d’opposizione. Ma come dicono molti esponenti moderati del Pd, il risultato è che o si finisce per accettare i diktat dei Cinque stelle, o l’alleanza, ammesso che sia produttiva, potrebbe rimanere monca. Un esempio? A Livorno il Pd ricandiderà l’attuale sindaco, Luca Salvetti, che ha avuto il merito di riportare la città toscana nelle mani del Pd, battendo il suo predecessore pentastellato, ma la sua candidatura non piace a Giuseppe Conte, che lavora ad un accordo con Verdi e sinistra. Se queste sono le premesse, il rischio per il Pd dell’ennesimo flop elettorale, dopo quelli alle Politiche e alle Amministrative della scorsa primavera, appare molto concreto. Darebbe un cattivo viatico per le europee del prossimo giugno, vero banco di prova della salute del Partito democratico.