GIOSI FERRANDINO (AZIONE): “EUROPEE, IL PARTITO DI CALENDA HA DAVVERO MESSO IN CAMPO IL MEGLIO”

Onorevole Ferrandino, Azione punta, come obiettivo principale, al superamento della fatidica soglia del 4%. I dati recenti, soprattutto della Basilicata, sembrano essere incoraggianti. Nel Collegio Sud Italia che dato vi aspettate?
“In Basilicata sono stati premiati impegno e coerenza dei candidati, della dirigenza e dei militanti di Azione. La nostra è una proposta politica coerente, incentrata sulla concretezza. Un fatto nuovo in Italia, dove negli ultimi 20 anni si sono scontrate diverse versioni di populismo, a destra e sinistra. I cittadini stanno capendo e apprezzando il messaggio di Azione e per questo sono fiducioso che il risultato, tanto a livello nazionale quanto di circoscrizione, sarà ben superiore alla soglia di sbarramento.”

Calenda capolista, poi c’è il suo nome, come Europarlamentare uscente, ma tanti amministratori e dirigenti di partito che coprono l’intero territorio del Collegio. In maniera omogenea, senza fare ricorso agli aiuti di altri partiti.
“C’è una classe dirigente che ci sta mettendo la faccia, credo sia un segnale importante. Siamo alla vigilia di una sfida epocale, tra due visioni contrapposte di Europa. Da un lato la nostra, un’Europa plurale, federale, autonoma, ambiziosa. Dall’altro quella delle destre e dei populisti, che invece puntano ad una Europa in cui prevalgano gli egoismi dei singoli Stati. Sono orgoglioso del fatto che personalità come Casciello, Pittella, De Nisi, Preziosi, D’Amelio, Fanfarillo, Iacovelli, Sommese e tutti gli altri siano in campo. Dimostra, come ripete da tempo Calenda, che Azione ha davvero messo in campo il meglio.  “
In 5 anni a Bruxelles, c’è un obiettivo che avrebbe voluto centrare e che non è riuscito ad ottenere ?
“Ce ne sono due: la direttiva sugli imballaggi e la riforma del patto di stabilità. Su entrambe noi di Azione abbiamo condotto una battaglia senza precedenti. Gli imballaggi sono una riforma stupida, che punisce l’Italia, leader europeo del riciclo, per assecondare la visione miope di green deal di Timmermans, che ha di fatto imposto il riuso anche a settori trainanti della nostra economica come quello ortofrutticolo. La responsabilità è del governo Meloni, che ha seguito poco e male il dossier ed in fase negoziale non ha avuto la forza e l’interesse per far valere le nostre ragioni. Poi c’è il patto di stabilità, che arrecherà un danno enorme all’Italia per i prossimi anni. Noi avevamo proposto di scorporare dalle spese vincolate al patto quelle per digitalizzazione, sanità, istruzione, oltre che eliminare il vincolo dell’1,5% di spesa per i Paesi come l’Italia, che hanno un rapporto deficit/pil superiore al 90%. Nessuno degli italiani ci ha seguito in questa battaglia in Commissione. Se ne sono accorti in aula, quando ormai era tutto deciso, e solo perché eravamo ad aprile, a due mesi dal voto. Ecco, quando diciamo che in Europa deve andare gente che poi resta lì a seguire i dossier è per evitare questo genere di cose.”