Nicola Landolfi

O IL PD CAMBIA O MUORE !

Nicola LandolfiAbbiamo diverse possibilità di analisi del voto, dipende da noi quella che vogliamo scegliere. Soprattutto, però, da quello che decidiamo di essere. L’analisi auto consolatoria non mi piace e non mi appartiene.
Quando da ragazzo ho cominciato a interessarmi dei problemi della mia città, e di politica, l’ho fatto per sentirmi più libero.
Per questo. Con la libertà che mi deriva dalle responsabilità nuove che sento di avere nei confronti della comunità politica che mi ha scelto quale Segretario provinciale, ho il dovere morale di dire quello che penso e di aprire, tra l’altro, una fase di verifica congressuale nel Partito della provincia di Salerno. Il Pd o cambia o è destinato a fare la fine della Lega e del Pdl.

In altre parole. O si sintonizza con la domanda di cambiamento che c’è nel paese, che è una crisi profonda della nostra democrazia e non soltanto una crisi morale o economica, o è destinato ad essere travolto da un impeto che non ci risparmierà.

1.       Riforma elettorale. O ne diventiamo protagonisti, o siamo la locomotiva di un’alta velocità che nelle prossime ore (non mesi  o settimane) cambia il sistema e risponde alla domanda prevalente dei cittadini che è quella di poter scrivere il nome del proprio deputato  del proprio territorio, o, comunque, a prescindere, saremo travolti

2.       Primarie. Se non siamo in grado di guidare la riforma generale, siamo chiamati a riformare noi stessi. Kant diceva, “la legge morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me”. Ora, per non continuare pervicacemente nella fase contemplativa, bisogna dire in modo preciso ed esplicito che se non si fa la riforma elettorale, siamo chiamati a riformare noi stessi: perché se non si dà l’esempio non si è più credibili. Metodo primario per tutto. Consultazioni le più ampie possibili. Anche per i candidati Sindaco, a condizione che non siano primarie contro il Pd, ma che servano ad allargare la coalizione a tutte le forze sane e serie alternative al Pdl

Finanziamento pubblico dei Partiti. Così com’è non va bene, non ci piace, non lo conosciamo, non lo condividiamo. Il problema non è il quantum, ma è il quid; perché anche un solo euro speso male è troppo. Dire che siamo per il dimezzamento, non basta! Dobbiamo batterci per il finanziamento dei Circoli, della base, dei territori, di chi produce e certifica cosa fa e perché lo fa. E dobbiamo cambiargli il nome: finanziamento della democrazia nei partiti, della partecipazione, dell’impegno civile.
Opposizione a Caldoro. Non meno opposizione, ma più opposizione, al Pdl nella provincia di Salerno e in Campania. Il problema della nostra Regione non è la crisi, è Caldoro, incapace di prendere qualsiasi iniziativa e qualsiasi decisione, perfino incapace di difendere per la Campania quelle prerogative che sono dovute alle altre comunità. Disastro sanità. Disastro trasporti. Disastro ambiente. Spesa sociale zero. Accentramento burocratico senza precedenti. Incompatibilità e illegalità diffuse. Idraulico forestali. Tagli ai Comuni. Potremmo continuare all’infinito. Si tratta, è del tutto evidente, di continuare a lavorare per una prospettiva di cambiamento, con proposte di merito, ma senza arretrare di nemmeno un centimetro dal nostro ruolo di opposizione. Questo lo dobbiamo ai nostri militanti, ai nostri alleati, alla nostra Regione, se non vogliamo precipitare nel baratro Sicilia ed essere parte di una crisi e non, invece, protagonisti del riscatto e della ripresa.
Conferenza provinciale PER il lavoro, lo sviluppo sostenibile, i territori. Il Pd deve diventare il Partito del lavoro. La ripresa economica, la speranza, il lavoro devono essere l’assillo delle nostre iniziative e del nostro impegno. La gente non mangia le riforme; se non siamo i protagonisti per una rinascita dell’Italia fondata sul lavoro, per chi se lo merita e per chi ne ha bisogno, difficilmente apriremo un canale vero di rapporto tra la democrazia e il rinnovamento (delle Istituzioni, non solo della politica). In provincia di Salerno non possiamo fare finta di niente e voltarci dall’altra parte. Per questo la Conferenza sarà un momento di apertura del Pd alla crisi, di ascolto delle questioni più rilevanti (nei settori pubblici e privati, del lavoro precario, dipendente e autonomo), di proposta. Lo stanno facendo le Associazioni di Categoria, i Sindacati; intendiamo farlo noi. Non vogliamo sfuggire al legame e alla funzione sociale del nostro ruolo, in particolare in questo difficile momento

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