Tutelare diritti professionali e opportunità lavorative riconoscendo alle 22 professioni sanitarie la parità di diritti tra tutti i soggetti che operano nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN). È questa la sintesi di un’interrogazione parlamentare depositata dall’onorevole Sessa la scorsa settimana, ed ora recepita in una mozione che sarà discussa alla Camera dei Deputati il giorno 11 luglio.
La normativa attuale esprime di fatto una disparità di diritti tra il comparto dirigenziale e le professioni sanitarie appartenenti al Servizio Sanitario Nazionale.
Per i sanitari dirigenti infatti vi è la possibilità di scegliere se svolgere liberamente la libera professione oppure lavorare in regime di esclusività, percependo in cambio un compenso economico parametrato alla prestazione resa, mentre per le professioni sanitarie che appartengono al medesimo comparto, vige il divieto a svolgere la libera professione e l’obbligo a lavorare in regime di esclusività senza percepire in cambio alcun riconoscimento economico finalizzato a compensare tale vincolo.
Norma questa in evidente contrasto in rapporto dall’articolo 3 della Costituzione Italiana (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.)
L’onorevole Sessa inoltre sottolinea l’importanza della mozione anche a causa dei mutamenti della professione socio sanitaria anche in rapporto alla recente emergenza pandemica volta a fronteggiare le gravi carenze di personale sanitario che interessano le strutture sociosanitarie (Rsa, case di riposo, strutture residenziali, riabilitative).
L’esponente di Forza Italia ricorda inoltre che il personale sanitario interessato rappresenta una risorsa fondamentale per l’intero settore altamente qualificato con il conseguimento di titolo universitario specializzato e successiva iscrizione ai rispettivi albi e ordini, requisiti imprescindibili per lo svolgimento della professione.