Il Sindaco di Salerno, nonché Vice Ministro fantasma, ancora una volta decide “sulla pelle” dei cittadini di Salerno per tentare di porre rimedio alle voragini di bilancio provocato da venti anni di allegra gestione, senza coinvolgere la città e senza rispettare neppure gli impegni assunti in Consiglio Comunale.
La vendita del “gioiello di famiglia” del Comune di Salerno andrebbe certamente evitata, tanto più che nell’attuale momento di crisi si rischia che l’unica azienda che produce utili ragguardevoli possa essere sottostimata.
E’ quanto dichiara il consigliere comunale di Fratelli d’Italia ROBERTO CELANO che prosegue:
“Il bando di vendita, tra l’altro, esclude ogni possibilità di acquisto da parte di aziende locali e “taglia le gambe” all’interesse manifestato da qualche fondazione che avrebbe potuto “lasciare” gli utili prodotti sul territorio cittadino, investendoli in attività sociali.
Fa ancora più specie che il suddetto bando, che mira solo a far cassa, non preveda alcuna tutela né per il marchio né tantomeno per la professionalità acquisita dai dipendenti dell’azienda salernitana, che potrebbero rischiare di veder vacillare la stabilità occupazionale raggiunta.
Si rischia che qualche colosso nazionale possa mostrare interesse per la Centrale del Latte al solo scopo di acquistare nuove quote di mercato, con l’intento magari di delocalizzare, qualche tempo dopo, la produzione in area diversa da via Monticelli.”
QUESTA LA NOTA DEL CONSIGLIERE COMUNALE E PROVINCIALE ANTONIO CAMMAROTA
Il contenuto del bando di dismissione di Centrale del Latte tradisce la lettera e lo spirito della delibera di delega del Consiglio Comunale, una delibera per la quale io espressi il mio voto contrario dopo che il mio emendamento dimostrò in linea di diritto che la vendita non era obbligatoria, come invece si era fatto credere.
Ora, nel bando si privilegia l’offerta economica rispetto al progetto di sviluppo, e nulla si impone sul divieto di delocalizzazione, così di fatto eludendo i limiti, per quanto generici, della delega; che impose, e soltanto, il rilievo del piano industriale e il mantenimento dei livelli occupazionali, ovviamente in loco, e quindi privilegiandone rispetto all’offerta economica, che altrimenti sarebbe stata indicata come prevalente.
Né può sottacersi la disapprovazione della comunità salernitana, con campagne di sensibilizzazione come le oltre mille firme raccolte dall’associazione La Nostra Libertà, perché l’azienda è in attivo ed è un bene di tutti, della nostra economia, della nostra tradizione, della nostra identità, e che pertanto impone rispetto.
In una lettera al Sindaco di Salerno, chiederò che si ponga subito rimedio, rispettando la volontà popolare e la logica delle cose, e si ritiri il bando; in subordine lo si modifichi, affermando la prevalenza del piano industriale rispetto all’offerta economica, l’obbligo di non delocalizzazione e così il mantenimento dei livelli occupazionali, e quindi preservando l’immagine del marchio e la produzione dai nostri allevatori, mantenendo quote di minoranza in mano pubblica, e aprendo a ipotesi di interesse pubblico come quello manifestato da Carisal; e indicando sin d’ora la destinazione di scopo delle somme che verranno incassate, da impiegare per la tutela dei prodotti tipici salernitani e delle nostre aziende, e per il lavoro dei nostri giovani.