Un patto con i parlamentari per promuovere lo sblocco delle opere pubbliche. La Cisl Salerno oggi ha celebrato, presso la sede istituzionale della Camera di Commercio, il suo Consiglio generale che ha visto protagonista il ‘territorio come bene comune’. Presentata, all’attenzione di diversi parlamentari e sindaci del territorio, una proposta di legge per riformare le norme che disciplinano le opere pubbliche. All’appuntamento, oltre alla segreteria confederale del sindacato provinciale, hanno preso parte il segretario Nino Di Maio, componente della segreteria regionale della Cisl, i sindaci di Cava de’ Tirreni, Fisciano e Sala Consilina, Marco Galdi, Tommaso Amabile e Gaetano Ferrari, e i parlamentari Edmondo Cirielli, Tino Iannuzzi, Simone Valiante, Andrea Cioffi.
Il segretario generale della Cisl Salerno, Matteo Buono, nella sua relazione ha ripercorso, in particolare, tutta la vicenda riguardante l’opera della Fondovalle Calore, il Palazzetto dello Sport di Camerota e tante altre infrastrutture incompiute in provincia: “L’Italia è l’unico paese nel quale gli investimenti sono diminuiti invece che aumentare, la maggior parte dei soldi vengono usati per le manutenzioni e non per le nuove infrastrutture. Bisogna alleggerire anche le normative che rendono complicata qualsiasi procedura. Nella provincia di Salerno il 65% del territorio ha un vincolo, ma non deve essere rappresentato come un ostacolo, dovrebbe essere un plus valore. In giro per l’Italia ci sono tantissime opere incompiute, con perdita complessiva di risorse ed energie, si perdono anche posti di lavoro. Noi come Cisl faremo la nostra parte, pronti a cogliere ogni piccola occasione, evitando che questa si possa trasformare in un’occasione mancata”.
Importante è stata la presenza di Gennaro Miccio, Soprintendente Bap della provincia di Salerno ed Avellino, che ha risposto al sindacato: “In molti casi l’intervento della soprintendenza viene esercitato a nostro malgrado, in molti casi appare incongruente la normativa vigente, ci scontriamo con norme, appunto, complesse. Chi fa una norma dovrebbe tener conto di quanto già altri codici prevedono. Un caso eclatante riguarda il codice per gli appalti, così come nella autorizzazione paesaggistica. Più volte ho espresso queste difficoltà, anche alle amministrazioni che spesso abbiamo di fronte, il blocco è sempre lo stesso: la norma sul codice del paesaggio. Un opera pubblica che ha, oggi più che mai, una vita ultradecennale non può essere presentata con degli step come si fa per un edilizia minore. Esiste anche una complessità nell’iter autorizzativo che bisogna superare, sono procedure lunari che si sono inventati e nessuno ha il coraggio di metterci mano. La legge 163, un’enciclopedia che cambia ogni tre mesi, ricordo come funzionavano gli appalti trent’anni fa, ci voleva una settimana ed un giorno per la gara d’appalto, oggi per un appalto deve andare di lusso per essere espletata non meno di un anno, queste sono le norme di semplificazione che blaterano in televisione. I parchi – ha continuato Miccio – sono una nostra nota dolente. Ci sono alcuni parchi regionali che nel loro regolamento hanno perimetrato interi centri abitati, quindi non è colpa della soprintendenza, almeno due parchi della provincia salernitana sono inseriti nell’apparato normativo della legge 42 del 94, quindi ci ritroviamo a parlare di attività edilizia normale ma all’interno di un parco, così diventa tutto più difficile”.