Crescent

DE LUCA SU CRESCENT: “SPERIAMO DI RIPRENDERE CAMMINO DI QUESTO GRANDE PROGETTO”

Entro febbraio manderemo le conclusioni della Commissione integrata del Comune alla Soprintendenza, la quale avrà due mesi per pronunciarsi. Ci auguriamo che i tempi siano ristretti e che si possa riprendere il cammino di questo grande progetto. E’ quanto dichiara il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca nel corso del suo consueto appuntamento televisivo del venerdì su Lira Tv. 

 

 

Italia Nostra è quella sedicente associazione ambientalista che ha fatto perdere 10 anni al Comune di Ravello per realizzare l’Auditorium di Niemeyer: all’epoca si dissero le stesse bestialità che si dicono ora sul Crescent e i personaggi erano gli stessi. Anche quando costruimmo il Parco Pinocchio, ovvero un’area verde pubblica, ci fu un’opposizione perché demolimmo un manufatto fatiscente e si disse che deturpammo il paesaggio. Forse ci fu anche un movimento di Italia Nostra a protezione delle zanzare, delle vipere e dei rospi che stavano nelle pozzanghere…Il problema non è la difesa del paesaggio, ma il rifiuto pregiudiziale della costruzione, dell’opera: per loro anche le palafitte sarebbero un corpo aggiunto rispetto allo stato delle cose. Con questa logica non avremmo le opere più belle e monumentali della nostra storia. Ho letto un intervista del 2007 a Zaha Hadid, nella quale il grande architetto, nel descrivere la situazione italiana, parla della lentezza delle procedure, della difficoltà di passare dalle intenzioni ai fatti, della paura del nuovo visto come una volontà di distruzione del passato, dell’alibi della tradizione come limite. Di qui la volontà di Zaha Hadid di scappare dall’Italia, la sua preferenza per paesi come la Germania, l’Austria o la Francia. Bofill ha progettato edifici e interi quartieri a Parigi, qui deve fare i conti “pinguini” che rendono imbarazzante anche solo interloquire con questi grandi architetti. Resta fermo, ovviamente, il diritto di esprimere un giudizio estetico. Quello che è in discussione è il diritto che ha un’istituzione pubblica di realizzare la trasformazione urbana: tre persone in un comitato o un’istituzione eletta democraticamente? Su queste riflessioni sarà incentrato un dibattito nazionale che organizzeremo a fine febbraio. Il problema è che, in questo modo, vanno via non soltanto i grandi progettisti, il che significa una perdita culturale; ma vanno via soprattutto gli imprenditori, che ormai pensano su cento volte prima di investire risorse qui in Italia. Penso al progetto di riqualificazione della zona tra Piazza della Concordia, stazione ferroviaria e Cittadella Giudiziaria, che prevede investimenti privati per 300 milioni e dieci anni di lavoro per la città: altrove un simile progetto sarebbe salutato con entusiasmo, qui si preannuncerebbe un calvario. Vedremo se riusciremo ad imboccare la strada giusta.

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