Tutto finisce, come era facile prevedere, in un nulla di fatto, con la maggioranza del Governo Conte che, sotto la minaccia di elezioni anticipate e di una crisi politica difficile da gestire, supera l’ostacolo del MES anche con il voto favorevole del M5S, o almeno di quel pezzo di Movimento che, per qualche giorno, aveva giocato a mantenere coerenza ed autonomia. Ci sono altri due anni e passa di legislatura davanti, con annessi e connessi: un voto contrario era identico, per tanti parlamentari del M5S, ad un tuffo nel vuoto, senza rete e senza protezione. Meglio ingoiare un boccone amaro – l’ennesimo – che rischiare carriera politica, futuro personale e chissà cosa altro.
Anche Renzi compie l’ennesima capriola dinanzi ad una serie di dichiarazioni cui non fanno seguito i fatti: il politico fiorentino conferma la sua migliore dote, quella delle chiacchiere al vento. Vota e prefigura anche un accordo su Recovery Plan ma soprattutto sulla nuova legge elettorale: porterà a casa qualche decina di consulenti in piu’ all’interno dei 300 e metterà fine alla discussione sulla asticella del 3% per la nuova legge elettorale. Semplice, fin troppo semplice.
Resta chiaro un fatto, inconfutabile: con la riforma sul taglio dei Parlamentari il Governo Conte ha acquistato la piu’ affidabile assicurazione sulla vita per la durata della Legislatura.