LEGA CAMPANIA CONTRO IL PIANO LAVORO DEL GOVERNATORE DE LUCA

Il Piano per il Lavoro “lanciato” di recente dalla Regione Campania, per quanto APPARENTEMENTE lodevole negli intenti, lascia oltremodo sgomenti per svariate e sostanziali ragioni che non possono esser trascurate da chi intende rappresentare gli interessi della comunità intera, e non di una parte di essa secondo le solite logiche dell’interesse del singolo.
Il lavoro è un diritto inalienabile di ogni cittadino, ancor più in un momento storico, quale quello attuale, in cui il tasso della disoccupazione reale nella nostra Regione ha raggiunto livelli più che allarmanti, minando alla sopravvivenza stessa delle nostre famiglie, dei nostri giovani, delle nostre donne e dei nostri uomini. Di contro il “Piano” proposto dall’Amministrazione, come già aveva fatto intuire il famigerato “Patto per il Sud” promosso dal medesimo Governatore De Luca, è una scandalosa manovra, per rafforzare il potere dell’attuale Governo Regionale istituendo un’ipoteca, ad un anno e mezzo dalla prossima scadenza elettorale, su di un numero considerevole di posti di lavoro di Enti Pubblici che sarebbero stati naturalmente coperti secondo il fisiologico turn-over del personale. Un’invenzione che consentirà di gestire le assunzioni attraverso un legame che unisce Sindaci, Comuni ed Enti all’attuale Amministrazione Regionale, rafforzandone il già riprovevole “sistema” di potere. Gestendo la formazione ed i tirocini, con Fondi UE, ci si assicurerà, riunendo in un unico centro decisionale le procedure di selezione e di formazione dei futuri dipendenti di tutti gli EE.LL. della Campania, un sistema di controllo elettorale capillare e radicato sull’intero territorio regionale.
La portata mediatica, l’impatto dell’iniziativa posta in essere dalla Regione è notevole ed i “numeri” proposti riescono a catturare l’attenzione dell’intero territorio campano. Nell’agonia dell’attuale Governo Regionale, con gli occhi puntati sulle future ed importanti scadenze, non poteva immaginarsi strumento più efficace per far leva sull’urgenza più cocente di questa Regione. Un’intuizione politica di grande astuzia e di ampio respiro.
Il buonsenso ed il mirare allo Stato di diritto, e non di singola opportunità, induce a riconoscere che, ben venga il favorirsi dell’impiego e della crescita dell’occupazione, ma non che questo divenga, con fondi Ue e Regionali, e soprattutto sulla “pelle” della Gente, il sistema per rafforzare la campagna elettorale di qualcuno, come del resto siamo ormai abituati sin dall’insediamento dell’attuale Amministrazione Regionale. Sin dalla scelta degli stili della comunicazione, la Regione, che nel concreto ed in ogni settore regista un sonoro fallimento, e come già aveva realizzato nella Città di Salerno (o, se vogliamo, come sta ancora realizzando con le operazioni che stanno interessando alcune Partecipate ed il mondo delle Cooperative), prova in modo eclatante a ricostruire il consenso smarrito, attraverso un’iniziativa che si svilupperà, di fatto, a ridosso della prossima scadenza elettorale. In tempo, quindi, per innalzare il “personale” indice di gradimento e raccogliere speranzose “adesioni”.
È deplorevole, vergognoso l’utilizzo a tali fini del potere amministrativo. Il consenso si costruisce sui risultati ottenuti, sulle attività realizzate e non sui posti di lavoro gestiti o sulla distribuzione di fondi che, dovrebbero, seguire logiche di perequazione e di efficienza dell’intervento pubblico.
Del resto i numeri delle Partecipate, delle società in house del Comune di Salerno e delle Cooperative che ruotano attorno allo stesso, cresciuti a dismisura negli anni di gestione dello stesso Governatore, sono l’applicazione del medesimo modus operandi. Dare lavoro, accrescere l’occupazione, sono obiettivi fondamentali ed apprezzabili se – però – si riconosce ad ogni cittadino il pari diritto all’impiego ed alla giusta retribuzione, senza corsie preferenziali, senza esclusiva per nessuno e, meno che mai, per gli uomini del sistema o ad esso collegati. La Lega sollecita e interroga gli amministratori artefici di questo obbrobrio di mancata democrazia e negata trasparenza. Richiama l’attenzione degli organi preposti al controllo e, con forza, si schiera dalla parte dei Cittadini “normali”, dei “figli di nessuno”, perché non vi siano più storture, raccomandazioni, reti di interessi ma regni, anche in questo Territorio, la meritocrazia e la legalità che non si conosce più da troppi anni. Questa Regione, i suoi cittadini sono stanchi di vedere gli stessi volti affollare le segreterie di alcuni partiti e ripetersi nelle “posizioni” di lavoro. Famiglie intere che trovano sistemazione al contrario di tante altre persone, non collegate al “sistema”, che soffrono e si sacrificano perché gli venga riconosciuta la minima è necessaria dignità lavorativa.
Questa Regione deve, per dovere di chiarezza nei riguardi di chi intende partecipare al Concorso, anzitutto trovare il coraggio di chiarire che i posti reali non corrispondo ai 10.000 indicati nei vari slogan. In formazione saranno ammesse tali unità che, però, non si tradurranno che in un numero molto minore di reali opportunità lavorative. È oltremodo doveroso che venga chiarito questo aspetto anche nella promozione del “mega” Concorso Regionale! Chiaro è soltanto l’investimento in formazione promosso è finanziato dalla Regione a valere su Fondi UE, sul resto regna la confusione mediatica e il solo intento di racimolare consenso. Si gioca, ancora una volta, con la vita delle persone e con i soldi pubblici. Si accendono speranze senza fare chiarezza e senza riconoscere che un conto è la formazione, altro è un posto di lavoro. Fondi pubblici impiegati per formare 10.000 persone, oltre che per finanziare le attività di selezione delle stesse, senza che queste si traducano in occasione di lavoro se non per un numero ben minore di esse. Tutto questo in una Regione in cui il gap, come con orgoglio è lo stesso Governatore in ogni occasione ad evidenziare, non è da ricercarsi nel tasso di scolarizzazione e di formazione, bensì nella disoccupazione che affligge le famiglie e i giovani.
Tutto questo guardandosi bene dal chiarire che i posti di lavoro (non i 10.000 pubblicizzati!) non sono “creati” dall’Ente Regione, che tanto tiene ad assumersene il merito, bensì sono conseguenza del normale ricambio del personale delle PP.AA. dell’intera Regione. Il merito di questa Amministrazione è semplicemente quello di volerne gestire la selezione e creare consenso. Piuttosto, insomma, di bandire singoli Concorsi, lasciando che vi provveda autonomamente ogni Amministrazione, la competenza sarà delegata da questi all’Amministrazione Regionale.
Certo, tale evenienza consentirà un risparmio di costi nelle attività di selezione del personale, consequenziale alla realizzazione di una sorta di “stazione unica appaltante”. Può, però, tale principio giustificare la delegittimazione della titolarità di ciascun singolo Territorio? Il risparmio di costi può giustificare la stortura che si sta realizzando e gli enormi pericoli che ne conseguiranno? È evidente che l’adesione avverrà per atto POLITICO di ciascun singolo Comune, ma è certo che questo corrisponderà all’interesse legittimo di ogni Cittadino o genererà un pericoloso sistema di controllo del consenso? Non abbiamo dubbi che ad aderire saranno soprattutto le Amministrazioni della medesima corrente politica della Regione (e a tal proposito si ricorda ancora che si è parlato di numeri e di posti senza sapere neanche quali sarebbero state le adesioni considerato che la procedura di adesione degli Enti è tutt’ora in corso e non era certo conclusa quando il Governatore ha reso pubblico i suoi 10.000 posti!) e questo non ci lascia alcunché sereni. Siamo sicuri che non sarebbe stato preferibile che il più piccolo dei Comuni del Cilento, come di tutto il restante territorio regionale, non avesse gestito autonomamente la propria procedura concorsuale? Che il Comune di Salerno con orgoglio immediatamente aderisce manifestando alla Regione l’esigenza delle sue 200 unità non sorprende. Sorprende invece che sono anni che si conoscono tali necessità occupazionali del Capoluogo senza comprendere le ragioni di un ritardo che ora diviene corsa pur di esser il primo della classe. Che si rappresenti ai Cittadini che i medesimi posti (reali e non semplicemente valutati) si sarebbero ottenuti lasciando operare, nella normalità e nell’autonomia ciascuna Amministrazione adeguando, casomai, in modo diretto i fondi delle stesse nel mentre la centralizzazione appare semplicemente uno strumento pericoloso e capace di attribuire troppo potere nelle mani di pochi.
Anche la struttura individuata per le selezioni, del resto, sappiamo benissimo che è, allo stesso modo, ai vertici espressione di posizioni politiche e non tecniche. Come sappiamo anche che, in virtù della legislazione vigente, dovrebbe veder diminuire le sue competenze e non aumentarle.
Rispetto a questi pericoli la Lega non rimane a guardare ma denuncia all’opinione pubblica il proprio dissenso nel mentre auspica che intervenga ogni controllo su di un sistema discutibile e pericoloso che darebbe alla Regione Campania l’occasione per esser ancora una volta “ultima” in un panorama nazionale che aspetta e vuole vederla crescere e che auspica che la sua gente non conosca, nella realizzazione delle singole esistenze, differenza di rapporti, contatti ed amici.