LA CITTA’. SCAFATI, LE DONNE DEL SINDACO ALIBERTI VANNO A PROCESSO PER IL CONCORSO ARCHITETTI

Affronteranno il processo le quattro indagate nell’inchiesta sul concorso per architetti al comune di Scafati, l’architetto Frine Carotenuto, assunta al Comune di Scafati, la dirigente del ‘Più Europa’ Maria Gabriella Camera, la segretaria comunale Immacolata Di Saia e la dirigente al personale Laura Aiello, rinviate a giudizio al termine dell’udienza preliminare su decisione del gup Scermino. Le quattro erano finite sotto inchiesta per l’accusa di falso ideologico nell’ambito di presunti illeciti ricostruiti dalla Finanza col coordinamento del pmLenza.

 

La vicenda era finita anche davanti ai giudici del riesame, col vaglio dell’appello presentato dal pm misure di arresti domiciliari per le coinvolte. Le dirigenti Camera e Aiello erano state sentite dal magistrato nel corso dell’inchiesta, presenti gli inquirenti della Finanza di Salerno, dopo la conclusione delle indagini preliminari. Le posizioni delle quattro coinvolte finiranno ora al centro del dibattimento fissato il prossimo trenta giugno davanti ai giudici del tribunale di Nocera Inferiore. L’indagine è raccolta in un faldone arrivato all’ufficio Gip che ricostruisce i passaggi documentali e tutti gli accertamenti, partendo dal bando e dai curriculum presentati per il concorso, con le deposizioni integrative a sommarie informazioni , i contenuti degli interrogatori e le memorie depositate. Agli atti della procura c’è un file che potrebbe essere stato ”alterato” per modificare i punteggi dei candidati e favorire così candidati prescelti. Le quattro indagate erano state raggiunte dalla richiesta di arresti domiciliari, misura rigettata dal gip del tribunale di Nocera Inferiore Giovanna Pacifico, col successivo appello del pm che aveva impugnato la decisione davanti al tribunale del Riesame di Salerno. Ieri mattina il gup ha celebrato l’udienza preliminare dopo la richiesta di processo, accolto al termine della camera di consiglio nelle prime ore del pomeriggio.

Al centro dell’inchiesta, secondo il lavoro della procura, c’è la falsa documentazione presentata dall’architetto Carotenuto, ravvisati anche dal gip nella motivazione di rigetto delle misure, col successivo decreto che dispone il giudizio a sancire il dibattimento pubblico. Il giudice aveva confermato l’alterazione dei titoli presentati e dei requisiti necessari per la partecipazione, senza accogliere le misure richieste. I dati manipolati avrebbero avvantaggiato la Carotenuto fino alla vittoria del concorso contestato, col processo per quattro persone fissato al prossimo trenta giugno. Il primo motore dell’indagine fu l’esposto che parlava di schede truccate, indizio per le successive valutazioni dalla magistratura, seguito da acquisizioni e interrogatori.

Alfonso T. Guerritore

 

tratto da lacittadisalerno.it 

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