Nervosi ? A dir poco. Telefoni roventi tra i consiglieri provinciali del PDL che si sono divisi sulla linea dura imposta dal partito. Una decisione che era giunta nel tardo pomeriggio di sabato: comunicazione affidata al Guru della Comunicazione GIGI CASCIELLO che, insieme a MICHELE SARNO, DOMENICO DI GIORGIO e MARA CARFAGNA, aveva preso parte alla riunione finale. E gli altri consiglieri ? Ed il Capogruppo ALIBERTI ?
Assenti all’incontro, non si sa bene per quali ragioni. In ogni caso la telefonata con la quale CASCIELLO comunicava la linea da seguire non ha dato esiti positivi, considerato quello che è accaduto nel corso del consiglio provinciale di ieri. 2 consiglieri su 6, vale a dire il 30% del partito, contro la decisione ufficiale del PDL di Salerno. Pare che qualcuno, già nella serata di ieri, abbia chiesto ad ALIBERTI di prendere atto del risultato e quindi rassegnare le dimissioni da capogruppo: il sindaco di SCAFATI, però, tiene duro, in attesa dell’esito delle elezioni amministrative nel suo comune. Bocche cucite in Via Porta Elina, negli uffici della sede provinciale del Partito del Popolo della Libertà dove si attendeva, con grande trepidazione, il voto di ieri a Palazzo Sant’Agostino che, nelle intenzioni dei “falchi”, avrebbe dovuto segnare la fine politica di CIRIELLI e di IANNONE. Così non è stato: anzi! La maggioranza esce rafforzata, anche perchè le diverse opposizioni, lacerate al proprio interno, hanno dimostrato che non vi è alcuna volontà di chiudere anticipatamente l’esperienza amministrative cominciata nel 2009. Come spiegare, altrimenti, le assenze di tre consiglieri del PD: Simone Valiante, Franco Alfieri e Nino Savastano, mai teneri nei confronti del Presidente e dei componenti la Giunta Provinciale. In gergo calcistico si direbbe: “palla corta”. E rimanendo nel settore pallonaro quando una squadra continua a perdere il cambio di allenatore è un atto obbligatorio. Il punto è che in questo momento la guida tecnica del PDL è nelle mani di un quadriunvirato: CARFAGNA, CASCIELLO, ALIBERTI e SARNO. Chi pagherà ?
