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RITORNO INCHIESTA PROVINCIA

provinciaIl fulcro dell’inchiesta sulle strade fantasma, appaltate dalla provincia di Salerno, pagate alle società che avevano ricevuto l’incarico, ma, nella realtà dei fatti, mai eseguite, ruota attorno a due perni fondamentali. Il primo riguarda i SAL, gli stati di avanzamento dei lavori, che sono i documenti contabili che consentono all’ente pubblico il pagamento di una parte dei lavori. Secondo quanto riportato all’interno dell’ordinanza che ha imposto gli arresti domiciliari alle 6 persone coinvolte nell’indagine, per la strada provinciale finita al centro dell’inchiesta, gli stati di avanzamento dei lavori risultavano chiaramente falsi. Si attestava, in buona sostanza, il completamento di pezzi di opera che non erano mai stati portati a compimento. Ed ovviamente grazie al deposito di questi documenti veniva autorizzato il pagamento delle somme alla Ragioneria dell’amministrazione provinciale di Salerno. Il secondo punto di grande interesse, ovviamente, è quale sia stata la destinazione dei flussi di denaro che, come accertato dalla ricostruzione dei movimenti bancari, venivano prelevati dai 3 imprenditori coinvolti nell’indagine. Nell’ordinanza, infatti, si fa riferimento preciso a bonifici effettuati dalle casse della Provincia di Salerno ed a rilevanti prelievi in contanti effettuati dopo pochi giorni. Due i casi abbastanza misteriosi, secondo l’indagine della Guardia di Finanza: per un versamento di 267 mila euro uno degli imprenditori preleva dal proprio istituto di credito 177mila euro di cui non si conosce la destinazione. In un’altra circostanza, sempre a seguito di un pagamento da parte della provincia, vengono prelevati in contanti 72mila euro. Che fine abbiano fatto quei soldi è uno degli obiettivi dello sviluppo dell’inchiesta che, non a caso, ha portato anche al sequestro preventivo di alcuni beni, che risultavano di proprietà dei tre dipendenti della provincia finiti ai domiciliari o nella disponibilità dei loro familiari.    

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