“Noi ovviamente avremmo voluto vincere tutte e sette le regioni al voto. Il campo largo dal canto suo partiva dichiarando che avrebbe fatto un cinque a uno, dando una sonora spallata al governo. È finita che ciascuno schieramento si è tenuto le proprie regioni, non mi sembra esattamente una spallata”. Lo afferma in un’intervista a Il Resto del Carlino, Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia.
L’altro tema ricorrente è: le Regionali sono un banco di prova nazionale? “Io sono fermamente convinto di no – aggiunge -: le Regionali riflettono in primo luogo le dinamiche locali.
Il gradimento nei confronti del governo Meloni, gli italiani lo esprimeranno alle prossime Politiche”.
Ma un riflesso politico è innegabile ogni volta che gli elettori vanno alle urne, no? “Partiamo dalla Campania: il centrodestra ha raddoppiato i suoi voti, passando dal 18% al 35,7. Il campo largo, invece, è passato dall’80% al 60%. Fratelli d’Italia è passata dal 5,98% all’11,9%, senza tenere conto della lista Cirielli”. E in Puglia e Veneto? “Siamo cresciuti in Puglia – va avanti Donzelli – e abbiamo raddoppiato i voti in Veneto, passando dal 9,55% al 18,7%. Un conto che vale anche se prendiamo come paragone le ultime Politiche. In quel caso, nelle regioni al voto, il centrodestra è salito di 4 punti percentuali e il campo largo ne ha persi due. Quando non si vince è evidente che si sarebbe potuto fare di meglio. Dopodiché è innegabile che per noi Toscana, Puglia e Campania fossero sfide difficili”.
Chiuse le urne, lo ha detto lei, è tempo di cambiare la legge elettorale. “Se decideremo di farlo sarà per preservare una governabilità che in questi tre anni ha fatto tanto bene all’Italia. Ci confronteremo con la minoranza, certo. Detto ciò, ho sentito parlare di attacchi alla democrazia senza nemmeno che sia stato né letto né scritto il testo” conclude il parlamentare di FdI. (
