Primarie sì, primarie no: il Partito Democratico campano potrebbe adattare il famoso brano di Elio e le Storie Tese per descrivere in maniera puntuale il caos che regna tra i “nipotini” di Matteo Renzi a pochi mesi dalla elezioni regionali. L’ultimo scontro, durissimo, riguarda la convocazione della prima seduta di quella che doveva essere la commissione che avrebbe gestito le primarie per la scelta del candidato.
Ma a quanto apprende il Velino, l’idea dei vertici regionali si è tramutata in un ennesimo flop. Torniamo a venerdì scorso, quando la commissione si riunisce per la prima volta presso la sede regionale del partito. Intorno al tavolo una decina di “esperti” piddini: tra di loro il consigliere regionale Tonino Amato. Proprio Amato, stando al racconto di alcuni presenti, chiarisce che però non si tratta di una commissione per la gestione delle primarie ma di altro. Cosa? “Ci è stato detto – racconta uno dei presenti – che avremmo dovuto redigere il regolamento delle primarie e poi farci da parte. A quel punto ci siamo resi conto di quanto fosse inutile quella riunione: basta andare su internet per recuperare un regolamento. Si trattava con tutta evidenza di un maldestro tentativo per far acquistare visibilità a qualche soggetto. Una presa in giro”. E nel mirino finiscono lo stesso Amato, la segretaria regionale Assunta Tartaglione e il suo fedelissimo alleato Mario Casillo, consigliere regionale piddino. La figlia di Tonino Amato, infatti, è data in pole position per una candidatura alle prossime regionali in accoppiata proprio con Casillo e con la benedizione della Tartaglione. Un probabile ticket di “figli d’arte” (anche Casillo è rampollo di un notabile del Pd) che sta suscitando critiche e veleni. Sullo sfondo, la voglia matta dei “giovani” renziani di evitare le primarie per sbarrare la strada a Vincenzo De Luca.
tratto da ilvelino.it
