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CAMERA DI COMMERCIO DI SALERNO. ILARDI REPLICA A MACCAURO SU “IL MATTINO”.

Caro Direttore,
leggo dalle colonne de “Il Mattino” di domenica 5 Ottobre l’appello lanciato dal Presidente Maccauro alla Camera di Commercio di Salerno di lasciare inalterati i servizi erogati alle imprese salernitane, nonostante il taglio del diritto camerale disposto dalla conversione in Legge del Decreto n. 90/2014.
Il metodo e l’enfasi delle dichiarazioni rese mi inducono a scriverTi alcune considerazioni affinché chi ci legge possa maturare, in totale libertà e coscienza, un giudizio consapevole sulle questioni sollevate, fondato su circostanze e dati oggettivi.
Ho pregato, a tale scopo, il Presidente Arzano di autorizzarmi a rendere queste riflessioni in prima persona, per onorare compiutamente il mandato di rappresentanza delle imprese industriali della provincia di Salerno che svolgo nell’ambito dell’Ente camerale.
1 – I servizi. L’erogazione dei servizi istituzionali obbligatori – quali quelli afferenti il registro imprese, i brevetti, i servizi metrici, le rilevazioni statistiche, etc – non è mai stata messa in discussione da alcun provvedimento degli organi di governo della Camera di Commercio di Salerno. Sorprende, pertanto, che un rappresentante delle aziende, peraltro componente del Consiglio Camerale e quindi a conoscenza degli atti, lanci “coram populo” allarmi tanto ingiustificati. La domanda nasce, quindi, spontanea: dove ha letto il Presidente di Confindustria Salerno gli intendimenti che tenta di scongiurare ?
2 – I contributi alle imprese. La storia della Camera di Commercio di Salerno attesta una costante attenzione alle esigenze delle imprese produttive salernitane. Dal 2011, anno di inizio dell’attuale consiliatura, ad oggi la Camera di Commercio di Salerno, nonostante la progressiva riduzione delle entrate, ha agevolato, con le risorse derivanti dai diritti camerali:
575 imprese nella partecipazione a fiere individuali;
533 imprese nella partecipazione a fiere collettive;
1.004 imprese nella partecipazione ad incoming e missioni all’estero;
investendo, in totale, oltre 10 milioni e cinquecentomila euro.
Le performance positive dell’export, unico dato non deludente nella nostra provincia negli ultimi anni, sono evidentemente anche il frutto di queste azioni che rappresentano la chiara testimonianza di un Ente che utilizza oggi per il proprio funzionamento solo il 45% dei suoi proventi, investendo il resto sul Territorio salernitano. Non conosco francamente altri esempi di questo tipo ! Tale patrimonio di sussidiarietà sarà pressoché distrutto dalla indiscriminata riduzione dei diritti camerali. Questo taglio di risorse non è però frutto del caso. Né è “orfano”. Ancora una volta resto, perciò, sorpreso dal constatare che il Presidente Maccauro non sappia che quanto accade è la conseguenza della proposta ufficialmente avanzata dal Presidente nazionale di Confindustria al Presidente del Consiglio dei Ministri in una apposita missiva datata 7 Aprile 2014, confermata e amplificata nelle audizioni rese in Parlamento dai rappresentanti di Confindustria, nella quale espressamente chiedeva al Governo, con riferimento al diritto camerale, di “contenere i costi che gravano oggi sulle imprese” fino ad invocare “un definitivo superamento del sistema camerale”. Maccauro, dunque, non sa quel che fa Squinzi ? O, pur sapendolo, ritiene che “attaccando” la Camera di Commercio possa riuscire ad addossare ad altri la causa dei futuri problemi dei propri associati ? E se le imprese, in effetti, ci chiedono la sopravvivenza dei contributi che le Camere di Commercio erogano, può dedursi che Confindustria, che ne ha causato la distruzione, non rappresenti più le esigenze degli industriali ? Domande legittime su cui non è dato avere risposta oggettiva. Quel che è certo è che Confindustria ha provocato una decurtazione dei diritti camerali pari al 35% per il 2015, al 40% per il 2016 e al 50% per il 2017. E così, sottraendo tali risorse, provocherà l’abrogazione delle tante attività che le Camere hanno posto in campo a vantaggio delle imprese di produzione di beni e servizi. Di conseguenza, sarebbe più serio che chi ha proposto di ridurre di 60,00 euro il carico tributario delle imprese (a tanto ammonta mediamente il risparmio in un anno), lasciando senza sostegno l’export delle piccole e medie imprese italiane, si assuma oggi in pieno le proprie responsabilità. Ammettendo, ad esempio, con onesta’ intellettuale che l’affievolimento dell’export non produce alcun vantaggio per le imprese italiane, comprese quelle beneficiate da questi impercettibili risparmi tributari, ma, al contrario, determina una depressione assai più acuta di quella attuale. Diventa, perciò, intollerabile, e a tratti ridicolo, che proprio il sistema associativo che ha privato le imprese industriali di risorse alle quali abitualmente attingono, non solo non faccia ammenda dei propri errori ma cerchi addirittura di scaricare le responsabilità e gli oneri addosso a quanto resta del sistema camerale.
3 – Spending review. Nella stessa intervista, il Presidente Maccauro sollecita, inoltre, la costituzione di una commissione per la “spending review” dell’Ente. L’attenzione di questa consiliatura alla riduzione dei costi è stata costante e non è certamente frutto degli odierni appelli. Dal 2011 ad oggi abbiamo, infatti, generato circa quattro milioni di euro di risparmi nella gestione dell’Ente. Anche questo, peraltro, dovrebbe essere ben noto a chi oggi interviene sulla stampa, in quanto puntualmente riportato nei bilanci sempre fino ad ora approvati all’unanimità e con il voto favorevole degli stessi rappresentanti di Confindustria, compreso il suo Presidente. Proseguono, dunque, le amnesie ? O qualcuno pensa che le Camere di Commercio, con la spending review, possano trovare il modo di stampare moneta ?
Mi consentirai, dunque, caro Direttore di parteciparti la tristezza da me provata in questo percorso alla scoperta del sovvertimento della realtà che oggi Confindustria tenta di propinare sia alle aziende associate che all’opinione pubblica.
Tutto quanto ho esposto non vuol certamente dire che le Camere di Commercio siano esenti da errori o non emendabili. Personalmente, sono un convinto sostenitore della necessità di una riforma che focalizzi meglio gli obiettivi, qualifichi le azioni, semplifichi la governance e ottimizzi i risultati. In un’ottica di progressivo e costante miglioramento, non mancherà certamente, nel prossimo futuro, l’impegno degli uomini di buona volontà di questo Ente a fare ancora di più e meglio, nella consapevolezza che saremo chiamati ad assumere decisioni non facili.
Saremo, infatti, impegnati a contemperare l’efficacia dei risultati con l’equità sociale, a richiedere a noi stessi ed al personale dell’Ente nuovi ed ulteriori segnali di sobrietà e di moderazione, amministrando la realtà con serietà e sfuggendo dai proclami che consentono di conquistare visibilità ma finiscono solo per dividere e lacerare le coscienze.
Per quel che mi riguarda il sostegno alle Fiere e, più in generale, all’internazionalizzazione resta una priorità da perseguire con vigore anche promuovendo nuove forme di intervento dell’Ente e nuove modalità di partecipazione delle aziende.
Per questo resto a disposizione Tua, delle aziende e dei Tuoi lettori per ogni suggerimento o indicazione costruttiva che vorrete darmi. Resto, e desidero ribadirlo, ancora disponibile finanche al confronto con chi oggi, pur rivestendo responsabilità apicali in Confindustria, pare oggi privilegiare l’apparire all’essere. Sono, infatti, convinto che solo se uniti, ed animati da un più leale spirito associativo, potremo ancora dare un contributo positivo per il rilancio del nostro Territorio.