Termovalorizzatore

TERMOVALORIZZATORE. IL MINISTRO ORLANDO PUNTA SULLA PROVINCIA DI SALERNO. CALABRESE REPLICA A BELLACOSA

Da Roma c’è la conferma. Il Ministro dell’Ambiente ORLANDO vuole riprendere il progetto del Termovalorizzatore di Salerno e intende avvalersi di tutti gli strumenti di legge a disposizione, a cominciare dalla nomina di un Commissario Straordinario che, con poteri in deroga, possa superare gli ostacoli di diversa natura che fino ad oggi hanno bloccato l’avvio dei lavori. Ma chi sarà il Commissario di Governo ?

 

La scelta è tra il Comune di Salerno (che di fatto ha già trasferito tutta la procedura in capo alla Provincia di Salerno) e la stessa amministrazione provinciale che, stando a quello che filtra dagli ambienti romani, potrenbbe, già nei primi giorni della prossima settimana, ricevere l’importante conferimento di poteri. La nomina, infatti, dovrebbe interessare l’attuale Presidente della Provincia di Salerno ANTONIO IANNONE. 

 

QUESTA LA NOTA STAMPA DIFFUSA DA GERARDO CALABRESE, ASSESSORE COMUNALE DI SALERNO ALL’AMBIENTE 

 

«Ho letto, col sorriso sulle labbra, le dichiarazioni dell’assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno in risposta alla mia critica a Provincia e Regione per l’inerzia mostrata in materia di rifiuti nei quattro anni di consiliatura dell’amministrazione provinciale e i tre anni di legislatura dell’amministrazione regionale. Ad ogni modo, considerato che l’assessore provinciale ha affermato di aver letto «con sincera preoccupazione» le mie dichiarazioni, non posso esimermi dal tranquillizzarlo dicendo che rispetto al 2008, anno di nomina a Commissario di Governo del sindaco, il contesto nel comune di Salerno e in provincia è significativamente mutato». Così, in una nota, l’assessore all’Ambiente del Comune di Salerno, Gerardo Calabrese, replica al suo omologo a Palazzo Sant’Agostino, Adriano Bellacosa, che ieri l’altro lo aveva duramente attaccato in merito alle affermazioni rilasciate sulla vicenda termovalorizzatore. «Allora  – prosegue Calabrese – l’amministrazione comunale con grande senso di responsabilità intese concorrere al superamento della grave emergenza rifiuti, favorendo una dotazione impiantistica, considerato che all’epoca la raccolta differenziata si attestava a modeste percentuali. Inoltre, la regia della realizzazione e del funzionamento dell’impianto di “termodistruzione”, affidate al sindaco di Salerno, costituiva garanzia sotto i profili della sicurezza e del controllo ambientale, del funzionamento dell’impianto e di coerenza con i programmi di governo e di sviluppo della città a fronte degli inevitabili sacrifici e disagi per la comunità salernitana. Tra i fatti sopravvenuti, che hanno imposto una doverosa rivalutazione dell’interesse pubblico perseguito dall’amministrazione comunale in relazione al previsto impianto, acquistano prioritaria rilevanza una serie di circostanze. Innanzitutto, in tempi brevissimi la città ha conseguito  risultati rivelanti in materia di raccolta differenziata, collocandosi ai vertici della classifica nazionale dei “comuni ricicloni”. Sono stati realizzati i due centri di raccolta dove portare tutte le tipologie di rifiuti non conferibili in modalità “porta a porta”, favorendo una corretta raccolta e l’avvio a recupero dei materiali intercettati; l’ampliamento e ammodernamento del sito di trasferenza di Ostaglio e, non da ultimo, l’entrata in esercizio dell’unico impianto di compostaggio realizzato in Campania, concepito sia per il trattamento della frazione organica dei rifiuti da trasformare in compost sia per la produzione di biogas da trasformare in energia elettrica rinnovabile. Pertanto, grazie a una tale dotazione impiantistica e agli straordinari livelli raggiunti nella raccolta differenziata, la città di Salerno non ha bisogno di alcun impianto di “termodistruzione”».

«Detto questo – ha proseguito Calabrese – voglio ricordare che, successivamente alla nomina di De Luca a commissario di Governo, è stata emanata la direttiva europea 2008/98 relativa ai rifiuti, recepita poi con il decreto legislativo 205/2010, in vigore dal 25 dicembre 2010, che ha riformato il Codice dell’Ambiente, introducendo tra i criteri di priorità nella gerarchia della gestione dei rifiuti quello della “preparazione per il riutilizzo” specificando che “nel rispetto della gerarchia del trattamento dei rifiuti le misure dirette al recupero dei rifiuti mediante la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all’uso dei rifiuti come fonte di energia”. Inoltre, è stato fissato per il 2020 l’obiettivo della preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, che sarà aumentata almeno al 70 per cento in termini di peso. Nello stesso testo viene disposto di realizzare l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi e del loro trattamento in ambiti territoriali ottimali, lo smaltimento dei rifiuti ed il recupero dei rifiuti urbani indifferenziati in uno degli impianti idonei più vicini ai luoghi di produzione o raccolta, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi e di utilizzare i metodi e le tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell’ambiente e della salute pubblica».

 

Per l’assessore all’Ambiente «in questo nuovo contesto organizzativo e normativo appare sicuramente deleteria l’esposizione del territorio ad un rilevante insediamento impiantistico in assenza delle garanzie di controllo, monitoraggio e vigilanza spettanti all’amministrazione comunale, in rappresentanza della comunità interessata. Del resto, – ha sottolineato – da quando si è insediata questa amministrazione ad oggi, non è mai esistita e non esiste attualmente sul territorio comunale alcuna “emergenza rifiuti».

 

Calabrese precisa poi la posizione del Comune di Salerno circa il protocollo d’intesa, sottoscritto con la Provincia il 26 novembre scorso, che prevedeva di anticipare il passaggio di 48 unità lavorative dal Consorzio di Bacino Salerno 2 alla società comunale Salerno Pulita. Un passaggio che, come si evinceva dal protocollo, sarebbe avvenuto previa predisposizione di un piano industriale da preparare “ad horas”. «Ebbene – ricorda – dopo la firma del protocollo, nonostante i continui solleciti del Comune di Salerno, il commissario liquidatore del Consorzio di Bacino Salerno 2, sempre pronto a convocare i comuni per il pagamenti dei debiti, si è reso irreperibile».

 

«Rispetto alle nuove assunzioni, tanto “care ai politici e politicanti”, avvenute negli ultimi tempi nel settore della gestione dei rifiuti, invece, – ha proseguito – non posso che essere d’accordo con l’assessore provinciale e, a tal proposito, sarebbe interessante sapere come mai i sindacati hanno denunciato il 21 maggio scorso alla Corte dei Conti regionale che durante la gestione liquidatoria del Consorzio di Bacino Salerno 2 il numero dei dipendenti è passato dal novembre 2010 all’ottobre 2012, da 305 a 398 unità, ampliamento quanto meno irrituale per un ente in liquidazione e, come mai i commissari liquidatori dei consorzi, nonostante i ripetuti solleciti dello stesso assessore provinciale, non hanno prodotto in tempo utile i necessari piani di liquidazione. E ancora: come mai il commissario del Consorzio di Bacino Salerno 2, nel pieno dell’ultima campagna elettorale per le elezioni politiche che lo hanno visto candidato al Senato, ha manifestato una particolare volontà transattiva nei confronti di alcuni dipendenti. Una vicenda che è stata definita inopportuna dallo stesso assessore provinciale che, però, nonostante tutte queste inadempienze, non ha provveduto alla revoca dei loro incarichi».

 

«Alla luce di tutto questo – ha concluso – emerge in modo chiaro che, se si vuole scongiurare l’ennesima condanna della Corte di Giustizia europea, le politiche di gestione dei rifiuti da attuare debbono essere quanto più aderenti alla normativa europea di settore. Pertanto, l’assessore provinciale, più che delle mie dichiarazioni, forse dovrebbe preoccuparsi di altro, come ad esempio favorire il trasferimento delle competenze dalla Provincia ai Comuni, in modo da non farsi trovare nuovamente impreparati alla prossima scadenza del 31 dicembre».

 

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