Il Vesuvio Pride divide la politica stabiese. La vicepresidente del Consiglio regionale Loredana Raia, difendendo la manifestazione, ha accusato il centrodestra di alimentare “antichi stereotipi omofobi” e ha parlato della necessità di “intervenire culturalmente” su chi la contesta. Parole che per Mario D’Apuzzo e Franco Cascone vanno oltre la difesa dei diritti: suonano come un tentativo di mettere il bavaglio a ogni voce contraria.
«Non si può confondere la critica con l’odio» attacca D’Apuzzo, capo dell’opposizione in consiglio comunale. «Il nostro è un dissenso legittimo, fondato su un principio di pluralismo. Ho parlato di “carnevale ideologico”, non di carnevalata. C’è una differenza netta, che qualcuno preferisce ignorare. Discutere dell’impatto di un evento, dei suoi costi e delle sue modalità non significa essere contro i diritti, ma esercitare un dovere civico».
Sul piano politico, D’Apuzzo punta il dito contro un modello che, a suo dire, trasforma una manifestazione in un rito ideologico obbligatorio: «I Pride hanno avuto un ruolo storico, ma oggi vanno ripensati. Quando diventano solo folklore finanziato con soldi pubblici, è legittimo aprire un dibattito».
Gli fa eco Franco Cascone, consigliere regionale di Forza Italia: «Forza Italia ama la libertà, quella vera: essere se stessi ed esprimere il proprio pensiero. Non è accettabile che chi critica venga bollato come portatore di pregiudizi. La sinistra, ancora una volta, confonde il dissenso con la lesa maestà. È un atteggiamento anacronistico e profondamente illiberale».
Per Cascone, il passaggio sull’“intervento culturale” è il più preoccupante: «Vuol dire che chi non la pensa come loro va corretto. Questo non è pluralismo, è pensiero unico. Difendere la libertà di parola, anche quando è scomoda, è il primo dovere di chi governa».
Il centrodestra ribadisce così la sua posizione: non contro i diritti, ma a favore del diritto di critica, soprattutto quando in gioco ci sono risorse pubbliche e l’immagine di un’intera città.
