“Hanno tutto il diritto di chiedere quello che credono. Loro facciano del loro peggio, che noi faremo del nostro meglio”. Lo afferma, in una intervista a “la Repubblica”, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a proposito della richiesta di sue dimissioni da parte delle opposizioni per le frasi del guardasigilli sulla sentenza del Tribunale di Roma che non aveva convalidato il trattenimento di 12 migranti nel centro italiano di permanenza per il rimpatrio realizzato in Albania.
“Se la magistratura esonda, bisogna intervenire”, aveva detto Nordio. “Questa mia affermazione non significa affatto azioni disciplinari, ma un buon magistrato dovrebbe comprendere il perimetro delle sue competenze – sottolinea Nordio -. La sentenza della Corte Ue non è stata disapplicata da noi, ma male interpretata dai nostri giudici. La definizione di Paese sicuro non può spettare alla magistratura, ma è una valutazione politica pur nei parametri del diritto internazionale. La materia è oggetto di approfondimento, ma è certo che non spetta alla magistratura conferire questa patente, e la sentenza della Corte dice proprio che è compito dello Stato”. Nordio conclude: “Il governo non vuole imporre un bel niente, se non la regola della separazione dei poteri. Comunque sì, il giudice dev’esser solo la bocca della legge, altrimenti interferisce con il potere legislativo, espressione della volontà popolare, alla quale deve rispondere”.