Attestazioni false negli stati di avanzamento dei lavori, perizie di variante gonfiate, “tolleranza” sulla presenza di camorristi nei cantieri e una mancata costituzione di parte civile in un processo a carico del clan Forte, che secondo i giudici fu condizionata dal sindaco Giovanni Moscatiello e tolse al Comune la possibilità di ottenere un risarcimento. Sono questi i fatti per i quali l’opposizione consiliare chiede che la giunta intenti nei confronti di Moscatiello e dei tecnici Carmine Mottolae Aniello Piemonte un’azione civile per ottenere, stavoltà sì, il risarcimento del danno patito dall’ente. Ad aprire la strada a questa ipotesi è le stessa sentenza penale, che ha assolto il sindaco dal reato di concorso esterno in associazione mafioso (mancando, in comportamenti pure censurato, l’intento preciso di favorire il clan) e ha dichiarato prescritte le ipotesi di concussione, falso e abuso d’ufficio.
«La carenza di statuizioni di condanna – spiega il tribunale – impone di non delibare l’azione civile inserita nel processo penale dal Comune di Baronissi (…) impregiudicata peraltro la giuridica possibilità che l’ente agisca nella competente sede civile per tutelare ulteriormente i suoi interessi nei confronti degli odierni imputati». È questa possibilità che la minoranza chiede di sfruttare, anche perché – pur nel dichiarare la prescrizione – i giudici non solo attestano la falsità degli stati di avanzamento (in cui si fingeva di non sapere quali fossero le vere imprese esecutrici) ma mostrano anche di ritenere fondate sia l’accusa di concussione che quella sulla mancata costituzione di parte civile.
Anche i lavori di sbancamento eseguiti gratis nella villa del sindaco rientrano in una sorta di “scambio”, a cui i giudici hanno dato la definizione di concussione per induzione, dichiarata prescritta in forza di una legge del ’90 che ha ridotto i tempi di estinzione del reato.
FONTE la cittadisalerno.it di Clemy De Maio
