Con riferimento al comunicato aziendale che disdice l’incontro sindacale già fissato per il 7 novembre pv, l’assemblea dei redattori de “la Città” non può che esprimere sconcerto per un’azienda che, ancora una volta, reagisce con l’inasprimento delle relazioni sindacali al legittimo esercizio del diritto di sciopero.
È altresì deplorevole il tentativo di far emergere uno scollamento tra rappresentanze sindacali e assemblea, che è assolutamente inesistente. Per rispetto della verità dei fatti, è appena il caso di ricordare che lo stato di agitazione non riguarda in alcun modo la richiesta di ammortizzatori sociali presentata dall’azienda, su cui resta la più ampia disponibilità e su cui verteva il tavolo di confronto convocato per il 26 ottobre us e che ora l’azienda ha deciso di far saltare. Nel corso di quell’incontro – dopo aver appreso pochi minuti prima e autonomamente del cambiamento della compagine sociale e della cessione della testata a una proprietà “schermata” – sono stati chiesti chiarimenti sulla reale proprietà, richiesta a cui sono state date risposte evasive e mendaci. Solo a quel punto – dopo avere sperato inutilmente che almeno al tavolo sindacale, alla presenza delle organizzazioni sindacali regionali e aziendali, l’azienda volesse adottare una condotta di lealtà e trasparenza – il cdr ha comunicato all’assemblea quanto emerso nel corso dell’incontro si è deciso di dichiarare lo sciopero. Sorprende inoltre come, anche nel comunicato aziendale odierno, non si sia avvertita l’esigenza di fare chiarezza sulla reale situazione societaria, tentando di far passare la trattativa sugli ammortizzatori come la ragione dello stato di agitazione. L’azienda sa bene – malgrado ci accusi del contrario – quanto i giornalisti tengano alla tenuta e all’immagine della testata, tanto da avere accettato nei mesi scorsi notevoli sacrifici e di aver dato disponibilità a farne di ulteriori.
