Il dibattito politico della città di Salerno è, letteralmente, anestetizzato. Vive uno stato di torpore, salvo risvegliarsi, da ogni parte, allorquando si avvicinano due eventi: la Processione di San Matteo, l’accensione delle Luci d’Artista. Tutto il resto ? Non pervenuto. Forse è troppo scomodo e difficile parlare di una città di medie dimensioni nella quale l’unica economia che funziona è quella del mattone o peggio ancora della pizzetta selvaggia. Una città che si vanta ancora di avere una Zona Industriale dove si vende di tutto, con prodotti provenienti da tutt’Italia ma non si produce neppure uno spillo. Una città nella quale si pagano tasse da nababbi per avere servizi da terzo mondo. Una città nella quale, ogni santo giorno, il traffico manda in tilt gli automobilisti ma i piani per affrontare la mobilità si fanno solo per le Luci d’Artista. Una città dove la ricchezza è ai minimi (a differenza di quanto accade negli altri centri della Campania) ma si continua ad ostentare una crescita che è solo nell’apertura (e nella veloce chiusura) di negozi e di centri commerciali. Una città nella quale c’è un viadotto che fa paura a tutti ma di cui pochi conoscono il reale pericolo. Tutto questo, pero’, non conta. Eppure dovrebbe contare piu’ di ogni altra cosa ma a chi conta e gestisce non importa.
Basta che ci siano le polemiche per San Matteo – che era una festa prettamente religiosa – e le polemiche per le Luci – da oltre 10 anni identiche.
Un segnale grave, anzi gravissimo per una città che ha perso entusiasmo, creatività, voglia di fare. E di fare bene.
