Un attivista in parlamento: basta questo per descrivere Andrea Cioffi, senatore salernitano – ma nato a Massa Carrara – del Movimento 5 Stelle. Grillino della prima ora e con la passione della politica dai tempi dell’Università, l’ingegnere, che nel marzo del 1990 si laureò discutendo una tesi dal titolo ‘Serbatoio soprelevato in cemento armato e cemento armato precompresso’, a 51 anni suonati si è tolto anche lo sfizio di diventare parlamentare. Ma a Palazzo Madama preferisce sicuramente la strada, quello che da sempre lo ha visto protagonista tra cori, cortei e girotondi. Oggi, nonostante l’età che avanza e due figli da crescere, Andrea Cioffi è quello di sempre, quello che “vuole fare la rivoluzione” per ribaltare il sistema e ridare vita a un Paese in coma. E non importa dove lo porterà la sua esperienza a ‘5 Stelle’, l’unica cosa che conterà davvero sarà riuscire a dare ai cittadini quella consapevolezza che le cose possono cambiare davvero solo se si lotta veramente.
Senatore Cioffi, sono passati 200 giorni da quando è entrato ufficialmente al Senato. Che voto si dà?
“Una sufficienza”.
Perché?
“Perché abbiamo fatto tante cose, ma altre dobbiamo impararle a conoscerle. Bisogna imparare bene ad usare la macchina del Senato dal punto di vista tecnico. Le persone che trovi a Palazzo Madama hanno un pensiero omologato, sono impreparate e, quindi, sono difficile da battere. Sono democristiani, decidono di non decidere. Per questo noi dobbiamo imparare a contrastarli”.
Ma Grillo non l’aveva cacciata dopo la firma dell’emendamento sull’articolo 10 Bis sul Testo Unico sull’immigrazione?
“Tutto falso. Io non l’ho mai sentito. Ho firmato quell’emendamento perché era un mio vecchio pallino. Il reato penale ingolfa di fascicoli inutili i tribunali e, quindi, la giustizia”.
Lascerebbe mai il ‘M5S’?
“Solo se decidessero di votare una legge per l’inserimento della pena di morte”.
Ma il sistema delle Parlamentarie non vi ha penalizzato un po’?
“Non credo. Dopo l’exploit alle amministrative di Parma bisognava stare attenti a gente che voleva salire sul carro dei vincitori. Però a chi c’aveva messo la faccia per questo Movimento, a chi c’aveva creduto davvero bisognava dare un’opportunità”.
Ma alcuni attivisti salernitani si sono lamentati perché non hanno potuto candidarsi.
“C’erano delle regole e andavano rispettate. Poi queste regole sicuramente possono scontentare qualcuno. E ovviamente dei limiti ci possono essere sempre. Ora vediamo cosa succede per le Europee. Anche in questo caso dovremo essere all’altezza e molto preparati”.
Non vi siete arenati sulla questione scontrini?
“Abbiamo seguito le regole di una normale azienda. Si perde un’ora a settimana per raccogliere tutti gli scontrini”.
Però sulla rete avete fatto marcia indietro.
“Assolutamente no. Ma sicuramente non è l’unica risorsa. Quella dell’incontrare gli attivisti resta sicuramente una delle cose più importanti”.
A Salerno tiene ancora banco il caso deleghe per quanto riguarda il sindaco e viceministro, Vincenzo De Luca. Lei che ne pensa?
“Che le deleghe non può riceverle”.
Perché?
“Perché è incompatibile. Deve prima dimettersi da sindaco. Sono deleghe inconferibili”.
Il vostro scopo è fargli la guerra insomma?
“Noi attacchiamo chi si comporta male. Non attacchiamo l’uomo De Luca”.
E il Crescent? Ha detto che dopo la sentenza pagherà chi avrà sbagliato?
“Inizi a vedere i suoi di sbagli. Ha cubato il mare”.
Ma c’è un’opera pubblica che manca a Salerno?
“Un polo artigianale in luogo dove tutti gli artigiani, penso all’ex carcere del centro storico o proprio al Crescent, dove tutti gli artigiani possano creare un prodotto turistico per questa città. Che di turistico ora non ha nulla”.
E sulla Centrale del Latte?
“Il nostro pensiero non cambia. Non si può vendere un’azienda che produce utili”
Come sarà il dopo De Luca?
“Inevitabilmente difficile dopo 20 anni di dominio incontrastato”.
Torniamo al Movimento. A Salerno scoppiò il caso ‘portaborse’ all’interno dei grillini. Perché?
“Queste sono scelte personali. Ognuno sceglie chi vuole. I collaboratori hanno in mano la tua vita”.
A volte sembra che manchi un’unità di intenti tra lei e gli altri tre parlamentari del Movimento eletti in provincia, Tofalo, Pisano e Giordano. Perché?
“A volte ci manca il vederci tra Camera e Senato”.
Ma esistono i telefoni. No?
“Bisogna demolire i nostri ego a volte e unirci per un bene superiore”.
Sull’inchiesta che ha portato ai domiciliari il consigliere regionale del Pdl, Giovanni Baldi, che idea si è fatto?
“Che bisogna essere il più trasparenti possibili, altrimenti prima o poi gli scheletri escono fuori”.
Ma come fa a conciliare la vita privata con gli impegni lavorativi?
“Devo dire veramente grazie a mia moglie Lucia. Senza di lei non riuscirei a fare nulla. E’ una donna spaziale”.
Ma dica la verità. Le ‘Luci d’Artista’ le ha viste almeno una volta?
“Certo”.
Le piacciono?
“Da uomo della strada dico che alcune sono belle e alcune lo sono di meno. Ma ne abbiamo davvero bisogno visto che ci accingiamo a vendere un patrimonio come la Centrale del Latte?”
Quanto guadagna attualmente?
“Cinquemila euro e non faccio più l’ingegnere. Non ho più tempo”.
Se dovesse andare via del Movimento quale partito sceglierebbe?
“Nessuno”.
Perché?
“Perché non mi ci rivedo nel loro non decidere. Sono tutti un po’ democristiani”.
Ma cosa vuole fare da grande?
“Innanzitutto finiamo questa esperienza. Dopo, se non ritorno a fare l’ingegnere, mi piacerebbe fare l’attore”.
di Domenico Gramazio tratto da Metropolis