POMODORI CAMPANI INQUINATI? PASQUALE D’ACUNZI: “E IL PO? NON E’ INQUINATO?”

«E il Po?». Il dilemma ambientale e geografico lo pone il presidente del Consorzio di tutela del pomodoro San Marzano, Pasquale D’Acunzi. Che dopo aver visto la pubblicità della Pomì – l’azienda lombarda che nei suoi spot rivendica la matrice padana dei prodotti realizzati rispetto all’inquinamento della Terra dei Fuochi – manifesta apertamente la sua indignazione. «Facciamo così: io promuovo una pubblicità e ricordo quando, qualche anno fa, balzò all’attenzione mediatica il grave inquinamento del Po – rileva l’industriale conserviero . così lascio capire che i pomodori della Padania sono tutti inquinati. Cosa provoco in questo modo? Un disastro per l’Italia. Un modo stupido di fare harakiri».


Secondo lei, quindi, quella della Pomì è una pubblicità dannosa per il Paese?
«Io che sono campano tendo a indicare quell’area a ridosso tra il Casertano e il Napoletano come zona inquinata. E’ la Terra dei Fuochi. Già un laziale è portato a dire che tutta la Campania ha prodotti agricoli inquinati, perchè non ha la percezione nel distinguere i vari territori. Un piemontese o un lombardo faranno lo stesso, se non di più. Ma la Pomì ha mai pensato che in Germania, Inghilterra o Canada faranno lo stesso ragionamento ma su scala più ampia. E quindi per loro tutti i prodotti italiani saranno inquinati».
Quale è l’idea che porta a questo spot?
«Un modo opportunistico di lanciare messaggi per conquistare spazi commerciali. Che però apre ad altre conseguenze».
Quali?
«Loro producono una passata. Noi la facciamo fresca, con i nostri pomodori, qualcuno potrebbe anche pensare che loro utilizzano del concentrato. E magari potrebbe arrivare nei loro stabilimenti qualche cassa dalla Cina o anche dalla provincia di Caserta. Inoltre il problema legato all’inquinamento ambientale ha colpito diverse regioni italiane. Poi, se proprio vogliamo metterla sulla qualità…».
Che fa, lancia una sfida?
«No, dico che i nostri pomodori sono migliori. E’ un dato di fatto».
C’è una soluzione a questa situazione che rischia di ripercuotersi sul tessuto commerciale campano?
«Innanzitutto evitare generalizzazioni. Poi sostenere le istituzioni in una operazione verità che porti a bloccare le coltivazioni nelle aree pericolose. Che vanno individuate e circoscritte. Soprattutto dobbiamo dare ulteriori garanzie ai consumatori. Noi facciamo analisi di laboratorio continue e abbiamo ottenuto certificazioni di qualità su scala europea. Questa è migliore garanzia del pomodoro San Marzano della Campania».

 

tratto da corrieredelmezzogiorno.it 

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