Un piano straordinario dì emergenza – aperto anche alla partecipazione di capitali privati – per la “rottamazione” degli istituti scolastici insicuri e l’adeguamento statico ed impiantistico di tutte le scuole della provincia di Salerno. È la proposta che reitera ANCE Salerno, dopo il crollo di un solaio verificatosi in un istituto scolastico salernitano.
Nei mesi scorsi l’ANCE aveva già denunciato l’estrema gravità della situazione riscontrata negli istituti scolastici di ogni ordine e grado con pesanti responsabilità delle amministrazioni locali (il 48% degli edifici è di proprietà dei comuni). Da un’indagine svolta nel 2011, con il supporto del Cresme, emerge che oltre il 40% degli istituti scolastici è stato realizzato tra il 1941 ed il 1974, prima dell’entrata in vigore delle normative antisismiche e in materia di sicurezza, il 33% tra il 1975 e il 1990 e il 20% addirittura prima della seconda guerra mondiale, tra il 1900 e il 1940.
Appena il 7% degli edifici scolastici è stato costruito negli ultimi venti anni.
Il 50% degli edifici inoltre non è dotato di certificato di idoneità e di collaudo statico, il 40% è privo del certificato di agibilità, il 65% non è in regola con le disposizioni in materia di prevenzione degli incendi ed il 18% non ha impianti elettrici a norma.
«Si tratta di dati allarmanti – commenta il presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – che ovviamente suscitano grandissima preoccupazione: il crollo all’istituto Trani è l’ennesima riprova, per fortuna senza più gravi conseguenze, che non è possibile risparmiare sulla sicurezza e sull’incolumità dei nostri ragazzi e dei nostri figli. Si tratta di una problematica che non può essere ancora tralasciata o trascurata. Dal 2009 al 2011 gli investimenti in manutenzione straordinaria delle scuole sono calati da 208 a 168 milioni e permangono forti sperequazioni tra realtà territoriali. Basti pensare che in Campania nel 2011 l’investimento medio in manutenzione straordinaria di plessi scolastici, è stato per ciascun istituto di appena 4.200 euro contro i 58.230 del Trentino Alto Adige. Occorre quindi un salto di qualità e un cambio di prospettiva, soprattutto da parte delle amministrazioni locali e dei Comuni in particolare, che consenta di avviare un programma di sostituzione edilizia, con la rottamazione dei vecchi istituti, anche con l’eventuale apporto di capitali privati».
L’Ance propone in particolare un programma straordinario che comprenda anche la delocalizzazione degli istituti (34.000 in Italia) che ancora insistono su aree a rischio idrogeologico. È possibile farlo anche attraverso forme innovative di partenariato pubblico-privato quali la permuta (attraverso la cessione della proprietà di terreni inutilizzati o di edifici obsoleti e la realizzazione ex novo di scuole) e il leasing, che consentirebbero peraltro di superare i vincoli del patto di stabilità, o anche il project financing con la realizzazione di strutture multifunzionale aperte ad altri usi pubblici e sociali al di là dell’orario di svolgimento delle attività didattiche.