
“Contro la privacy – spiegano – il riconoscimento facciale, pericolosa la richiesta del documento di identità, inutile l’auto certificazione o altri strumenti di parental control per regolamentare l’acceso dei minorenni. Serve, e ci sono le condizioni oggi, ragionare sull’educazione sessuale nelle scuole, è il tempo di raccontare il porno ed i rischi della rete ai giovani. La scuola, insomma, deve fare qualcosa in più. Proibire non è, in questi casi, la soluzione, non è mai una soluzione far finta di non vedere o illudersi di trovare una soluzione”.
“Con l’intervento normativo si può, invece, incidere su un altro aspetto. Bisogna individuare quei siti che riproducono scene di brutale violenza, di stupri, di pratiche estreme e pericolose. E’ piu complicato ma, da una parte la legge, e dall’altra una maggiore maturità degli attori, possono aiutare” concludono.