“La polemica sulle mancate Primarie nelle città e nelle regioni, in vista delle elezioni amministrative del 2024, è sbagliata. Ogni procedura politica deve adattarsi alla realtà nella quale si inserisce e non è valida sempre e in astratto. Sono sempre stato pubblicamente contrario -anche se a volte le ho subite e le ho dovute gestire- alle Primarie per le elezioni del Segretario del partito (devono votare solo gli iscritti) e a quelle per l’individuazione dei candidati alla Camera e al Senato (devono decidere gli organismi dirigenti provinciali e regionali). È una possibilità che mi può convincere, invece, se bisogna scegliere il candidato Sindaco (se non si può più candidare l’uscente) o il candidato alla carica di Presidente del Consiglio (come avvenne per Romano Prodi).”Lo scrive Nicola Landolfi, già Segretario Provinciale del Partito Democratico di Salerno, oggi consulente politico del Presidente della Provincia Franco Alfieri. 
Nell’attualità della Sardegna o di Pisa, è l’autonomia del Partito di quella Regione e di quella città, che ha deciso. Ma il punto politico, dicevo, non è questo. Se continuiamo a parlarne cediamo al racconto della destra e di qualcuno che ha nostalgia del nostro populismo interno. Il punto è la linea del nostro PD che è sbagliata. Non siamo al centro di un nuovo centrosinistra, ma siamo schiacciati (senza essere l’originale, ma la “copia non conforme “) sul M5S. Parliamo solo il linguaggio della CGIL (che assolve a una funzione che gli è propria), senza essere un sindacato. Rinunciamo alle proposte sullo sviluppo e sulla crescita e facciamo solo barricate inconsistenti. Sembriamo la copia sbiadita dei DS ed abbiamo una politica meno “progressiva” di quella del PCI di Alessandro Natta (non lo cito a caso). In altre parole, stiamo tradendo le ragioni politiche (che sono sempre storiche e, quindi, pratiche) che furono alla base della nascita del Partito Democratico. Va bene l’alleanza con il M5S, ma se è un’alleanza politica e non, invece, un’alleanza culturale; anche perché non si capirebbe perché la gente dovrebbe, poi, votare per noi e non per loro. Non possiamo essere un “fronte”. Va rafforzato sempre di più il dialogo anche con Azione e Italia Viva, se vogliamo contrastare la leader indiscussa della politica italiana (può non piacerci, ma è così) che è l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, con Fdi, continua a crescere nei sondaggi (mentre cresce il numero di quelli che dichiarano che non andranno a votare). E allora, soprattutto in vista delle amministrative (le europee meritano un discorso a parte), occorre lavorare per una linea politica diversa, non monolitica e schiacciata a sinistra. Bisogna parlare di nuovo ai moderati che non vogliono votare Fdi e che non dobbiamo consegnare al “mitico” centro. In altre parole, dobbiamo fare il PD; quello per cui abbiamo deciso di esserlo. L’alternativa, come si diceva una volta, sarebbe quella di “scioglierci nel movimento”. E non mi pare il sol dell’avvenire. Infine, e concludo, un altro tema che mi sta molto a cuore è quello dell’antifascismo, che non va abbandonato mai, ma che non può essere esasperato, a meno che non decidiamo NOI di riproporre il fascismo come tema di attualità, perché così non è. La Meloni sta mettendo in campo una politica diversa, nazionalista, gaullista, di una destra per certi aspetti molto più pericolosa e radicale. Anche su questo punto sbaglieremmo se lo interpretassimo con un altro difetto di analisi. Questo sì, sarebbe davvero irrecuperabile, esiziale, definitivo.
			            
