Il discorso alla nazione di Giuseppe Conte di ieri notte ha provocato, come era prevedibile, molte reazioni, per il mezzo utilizzato (la sua personale pagina facebook) e per il contenuto (la decisione di fermare le attività produttive non essenziali).
Lo annuncia il parlamentare di Leu Federico Conte.
Per il mezzo, perché molti – e non solo i politici nazionali che concorrono sullo stesso terreno social – ne hanno tratto la preoccupazione di una eccessiva personalizzazione della dinamica politica, già indebolita dall’inevitabile centralità del Governo, con il Parlamento costretto a ridurre al minimo la funzione sua propria. Una preoccupazione legittima, che prescinde dalle intenzioni e dall’affidabilità democratica del premier. Non vi è dubbio, infatti, che una eccessiva personalizzazione della comunicazione politica, in voga anche tra i presidenti delle regioni, mal si concilia con la funzione istituzionale, anche se giustificata dall’emergenza sanitaria e quindi dalla sua provvisorietà. E’ chiaro che una alterazione, reale o apparente che sia, dell’equazione emergenza sanitaria/individualismo istituzionale non predispone al meglio per le istituzioni nazionali e ancor meno per quelle locali.
Per il contenuto, perché si tratta di una decisione senza precedenti, fortemente invocata soprattutto per il Nord, che si abbate anche sul resto del paese, quello più fragile economicamente e povero di infrastrutture. Il blocco totale dell’economia, per quanto necessario, determinerà conseguenze drammatiche per la popolazione meridionale, la parte più debole della nostra “involontaria comunità di rischio“, per la quale la quarantena economica e sociale potrebbe rivelarsi grave quanto e più di quella sanitaria.
Si pone, dunque, ora e subito, il problema della sopravvivenza dei “non tutelati”, di coloro che non lavorano o lavorano senza coperture (in nero), e non possono aspettare che le misure di rilancio producano i loro effetti. Per questi va messo a punto un programma di assistenza immediato. Lo strumento c’è già, è il reddito di cittadinanza, che va modificato in modo da consentire un utilizzo più rapido (autocertificazione), più ampio (valutare solo il reddito e non anche le proprietà essenziali) e senza le condizionalità lavoristiche, prima solo teoriche oggi surreali. Senza una misura di welfare universale, ogni altra misura economica porterà a una guerra sociale tra poveri, vecchi e nuovi. E’ su questo che il premier deve assumere impegni operativi, con una informativa urgente al Parlamento della Repubblica.
