GIOVENTU’ NAZIONALE E FDI: IL CONFRONTO A 50 ANNI DALL’ASSASSINIO DI CARLO FALVELLA

“Gli anni passano ma rimaniamo sempre gli stessi. Grazie al Presidente Nazionale di Gioventù Nazionale, Fabio Roscani, e tutti i dirigenti del Movimento Giovanile di Fratelli d’Italia che sono venuti a Salerno per i 50 anni dalla morte di Carlo Falvella.”
Lo scrive il senatore Antonio Iannone di Fratelli d’Italia, che ha preso parte al confronto pubblico, organizzato da Gioventù Nazionale e Fdi, in programma all’interno della sede provinciale del partito di Salerno. 

La tragica morte di Carlo Falvella del 7 Luglio 1972 continua, a distanza di cinquant’anni, a scuotere le coscienze di quanti a Salerno (ma non solo) militarono e militano a destra. Ogni anno la data rinverdisce il dolore per la morte di un diciottenne che fu carne e sangue di una Comunità e che fu vittima di una guerra civile a bassa tensione: tra cattivi maestri predicatori di odio e giovani convinti di essere soldati di idee infallibili fu, inevitabilmente, amore a prima vista. La mancanza di una pacificazione nazionale frutto di un percorso storico metabolizzato attraverso il confronto delle Idee (e non lo scontro delle ideologie), il sopravvento della violenza che lasciava fiutare l’odore del sangue a marmittoni e paracarri di entrambi gli schieramenti, il desiderio della rivincita storica contrapposto all’ utopia del socialismo reale in Occidente, rappresentarono una miscela esplosiva, un brodo di sentimenti primordiali in cui frustrati trovarono balordi motivi di protagonismo sociale e nullatenenti culturali trovarono imperfetti modelli comportamentali di riferimento. Certamente ci fu chi con lealtà ed onestà intellettuale pensò al campo opposto come al luogo dell’ avversario e non del nemico ma sentire qualche decontestualizzato nostalgico (a destra come a sinistra) esaltare quella stagione come il tempo delle grandi idealità offende le intelligenze e rende vano il sacrificio di Carlo e di tutti i caduti degli anni di piombo. Non furono incidenti di percorso, furono morti inevitabili in un conflitto inutile che nulla ha restituito o aggiunto alla storia italiana. Il clima degli anni Settanta non deve tornare mai più, le Istituzioni devono svolgere un ruolo affinché l’impegno politico giovanile trovi una giusta collocazione di sistema che lo preservi dalle pericolose oscillazioni tra fanatismo ed apatia. Nel ricordo del sacrificio di Carlo e di quanti caddero nella convinzione adamantina che servendo le proprie Idee si serve la Patria pongo il mio impegno di Parlamentare.