Aniello Salzano

SALERNO, ANIELLO SALZANO ED IL TUBO DI QUENCH: IL CASO DEI LAVORI DELLA FAMIGLIA COBELLIS

Se qualcuno, a bruciapelo, dovesse domandarvi cos’è il “Tubo di Quench” e non sapete rispondere, non abbattetevi perché siete in numerosa compagnia.
Si può dire che praticamente nessuno sappia un tubo del “Tubo di Quench” ! E’ infatti materia per addetti ai lavori e per i laureati in fisica. 
A me l’hanno spiegato, l’ho capito, ma continuo a non saperlo spiegare a mia volta.
Una cosa però mi è stata immediatamente e sufficientemente chiara: il tubo di Quench, collegato ad una risonanza magnetica e dal quale improvvisamente può sprigionarsi “elio” allo stato gassoso, deve essere posizionato sempre “in luogo inaccessibile al pubblico”.


Così recitano le leggi italiane che su questa materia sono particolarmente stringenti e severe. Ma nella civilissima Salerno, città europea per antonomasia, si è potuto allocare il “tubo di Quench” addirittura su un pubblico marciapiede, frequentatissimo, a pochi metri da una scuola materna ed elementare, vicinissimo ad una Chiesa, a banche, esercizi commerciali e a ridosso di civili abitazioni, in un quartiere densamente popolato, parco Arbostella. Un attentato alla salute e un vero scandalo. E’ mai possibile ? A Salerno è stato possibile. A Salerno è possibile attentare alla salute dei cittadini.
E l’autorizzazione è venuta direttamente dal Sindaco, la massima autorità in materia sanitaria. La persona, cioè, che dovrebbe tutelare e garantire la salute dei cittadini. E’ lecito supporre che, non essendo laureato in Fisica, neanche il nostro Sindaco sapesse un tubo del “tubo di Quench”. 
Però cosa ha fatto dopo essere stato avvertito dei pericoli e dell’inopportunità di una simile autorizzazione ? Fino ad oggi niente ! Semplicemente niente ! 
Quello che non accadrebbe neppure nel più sperduto villaggio dell’Africa equatoriale succede a Salerno, dove chi ha venduto ai cittadini l’immagine della città di Bengodi, della patria della civiltà, della cultura, dell’arte, dell’architettura moderna, della sicurezza e della legalità, molto probabilmente ha invece inculcato un’immagine distorta e non rispondente alla realtà. 
Salerno purtroppo non è la città della legalità, così come si blatera. 
E’ la città della deregulation, del compromesso, dove si tutelano i diritti dei forti e non dei deboli, dove la politica favorisce lucrosi affari, la burocrazia spadroneggia, e chi ha responsabilità istituzionali non avverte il dovere morale di intervenire con immediatezza e tempestività, lasciando il cittadino solo, a mani nude, a lottare contro l’irresponsabilità, la tracotanza, l’arroganza e la prepotenza. 
In tal modo non si diventa né una città europea, né moderna. Si diventa solo un agglomerato urbano dove molti hanno interesse a che nessuno, anche senza bisogno di trovarsi sull’uscio di casa il “tubo di Quench”, comprenda più un tubo di quel che succede.

 

Aniello Salzano