SOGLIA ELETTO VICE CAPOGRUPPO DI INIZIATIVA RESPONSABILE ANNUNCIA UN IMPEGNO PER LA PIANA DEL SELE. VESSA, INTANTO, AVVIA UNA BATTAGLIA POLITICA PER GLI INCENTIVI AL SETTORE DEL FOTOVOLTAICO
Dopo la scelta “coraggiosa”, anche un primo riconoscimento politico. Per il deputato salernitano GERARDO SOGLIA, che sul finire dello scorso mese decise di passare dal gruppo PDL a quello di INIZIATIVA RESPONSABILE, è giunto, nella tarda serata di ieri, il primo traguardo importante: SOGLIA, infatti, è stato nominato Vice Capogruppo alla Camera dei Deputati, con una delega molto delicata, quella di trattare, con il Governo, tutti gli argomenti di natura fiscale e tributaria, che giungeranno in Aula per la discussione e per l’approvazione.
Un ruolo che, ovviamente, si collega a quello di segretario della Commissione Finanze della Camera dei Deputati ma la prospettiva politica, soprattutto per il territorio della Provincia di Salerno, è ancora piu’ positiva. A breve, infatti, verrà nominato Ministro dell’Agricoltura ROMANO, esponente appunto di Iniziativa Responsabile, e SOGLIA si è già detto pronto a portare il nuovo Ministro in provincia di Salerno, soprattutto tra le aziende della Piana del Sele, che attendono ancora una risposta per i danni provocati dalla alluvione del Novembre 2010.
Dal PDL, intanto, il deputato PASQUALE VESSA si sta segnalando per una particolare attenzione sul settore del fotovoltaico: dopo gli annunci da parte del Ministro TREMONTI di una imminente sospensione agli incentivi, VESSA ha alzato il tiro con una serie di interrogazioni parlamentari, nelle quali si evidenzia che la decisione di fermare i contributi statali, metterebbe in ginocchio una intera economia, fatta di piccole e medie aziende, per lo piu’ del SUD ITALIA, che stanno dedicandosi con grande professionalità al settore della produzione di energia solare.
Ecco il testo integrale della interrogazione che VESSA ha presentato al Governo:
Interrogazione a risposta a risposta scrittaal Ministro dello sviluppo economico.
Per sapere – premesso che:
malgrado i progressi definiti dal Governo italiano negli ultimi anni sul versante della politica energetica, così come evidenzia anche il rapporto del 2009 dell’Agenzia internazionale dell’energia, la normativa italiana in materia, anche dopo l’approvazione e la pubblicazione del dlgs presenta importanti lacune e frammentarietà, che non consentono di tratteggiarne un quadro globale coerente e fattivo;
la sfida del raggiungimento degli obiettivi comunitari, nonostante l’ottimismo del Ministro Prestigiacomo, riguardo al «pacchetto energia-ambiente» dell’Unione europea, per adeguarsi agli obiettivi concordati per la diffusione delle energie rinnovabili, impone che entro il 2020 l’Italia dovrà abbattere le emissioni di anidride carbonica e, quindi, il 17 per cento dell’energia che si consuma dovrà provenire da fonti rinnovabili, sembra molto lontano dall’essere raggiunto;
se guardiamo la Germania, dove la capacità di programmazione industriale ha portato a realizzare una potenza fotovoltaica tre volte maggiore rispetto alla nostra e ha fissato un obiettivo al 2020 di 52 mila megawatt mentre in Italia si discute sugli 8 mila megawatt;
il decreto legislativo avrebbe, dunque, definito un sistema apparentemente virtuoso, ma nel quale non sembrano mancare inevitabili incertezze che ci porteremo avanti per mesi, soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti per gli impianti, che le banche non erogheranno più;
come è noto l’allacciamento alla rete elettrica è la fase ultima della produzione di energia rinnovabile e dipende in larga parte dall’amministrazione pubblica e dall’Enel, un impianto che dovesse partire oggi non è certo di poter raggiungere questo obbiettivo vista la lentezza dell’Enel e della Pa e di conseguenza il sistema bancario non può più erogare finanziamenti già deliberati perché è incerta la conclusione del procedimento;
l’Italia al momento importa il 12 twh di elettricità rinnovabile dall’estero, per cui in 10 anni il nostro Paese avrebbe pagato 500 milioni di euro ai produttori stranieri, risorse prelevate dalle bollette e, quindi, sostenute dai cittadini;
tale discrasia normativa e procedurale rende vana qualsivoglia politica di incentivazione e di promozione dell’energia alternativa nel nostro Paese, continuando a valorizzare i grossi produttori che traggono vantaggio dall’importazione di energia «finta verde», mettendo sempre più in ombra, oltre che in seria difficoltà, quei piccoli produttori, che, invece, renderebbero realmente fattivo e lungimirante il sistema dei certificati verdi;
stando agli aspetti evidenti, legittimati da una normativa confusa e deficitaria, dinanzi ad un obbligo legittimo e orientato all’implementazione della produzione di energia pulita, è stato riconosciuto anche lo strumento per superarlo;
la logica vorrebbe che il Governo e il Ministro dell’Ambiente indicesse quanto prima un tavolo con Confindustria e Abi per definire il nuovo sistema degli incentivi per quantità e qualità;
pur volendo comprendere le logiche sottese al decreto, non si comprende come e perché non decidere che tutti gli impianti già autorizzati e cantierizzati restino nel vecchio conto energia per evitare quel blocco dei finanziamenti bancari che già si è realizzato;
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quali siano le iniziative e le misure che si intendano predisporre al fine di colmare l’evidente quanto deplorevole anomalia normativa e procedurale evidenziata in premessa, allo scopo di tutelare i produttori di energia verde, rispettare i vincoli comunitari e attuare un piano energetico nazionale esplicativo del fabbisogno di energia rinnovabile sul territorio nazionale e regionale e se si intenda effettuare opportune iniziative normative di rettifica della disciplina vigente.
On. Pasquale Vessa
