La vicenda nasce 15 anni fa quando decidemmo di commettere la “follia” di fare come nelle grandi città europee, eliminando le discariche e creando un’area di grande valore architettonico nella quale accogliere turisti, fare grandi eventi e realizzare un grande parcheggio interrato.
Abbiamo avuto vicende di controllo di legalità già negli anni scorsi. Quando abbiamo appaltato l’opera abbiamo ottenuto tutti i necessari certificati antimafia; poi abbiamo avuto l’interdittiva per una azienda che aveva preso un sub-appalto e abbiamo interrotto il rapporto con quella azienda, che peraltro poi ha vinto il ricorso. La stessa trafila dovremo farla per un’altra impresa che lavora a Piazza della Libertà. Il certificato era già stato prodotto: se ci sono fatti nuovi ci adegueremo, se non ci sono fatti nuovi apriremo un contenzioso col Ministero dell’Interno e avvieremo anche un’azione di responsabilità, perché non abbiamo voglia di perdere tempo. Preso atto dell’interdittiva si interrompono i processi con l’impresa: a questo punto o l’impresa lo accetta e dobbiamo riappaltare i lavori, rimettendoci almeno 2-3 milioni per l’incremento dei costi dei materiali; oppure l’impresa fa ricorso al Tar e magari lo vince e si torna al punto di partenza. Ora abbiamo una doppia vicenda giudiziaria che riguarda Piazza della Libertà. La prima riguarda i rapporti con il demanio, ovvero come abbiamo acquisito l’area dal demanio: lo chiariremo. La seconda riguarda l’aspetto paesaggistico: parleremo anche di questo.
Stiamo attraversando un percorso di guerra per aver osato sognare una città bella, riqualificata, ricca di turismo ed economia. Noi stiamo lavorando in questa direzione, con un po’ di ritardo purtroppo, tra l’errore tecnico nella piazza e tutte le indagini e i ricorsi che si stanno susseguendo. Andremo avanti: pezzo per pezzo stiamo cercando di costruire una piccola capitale della cultura, dell’architettura, della qualità urbana, dell’ambiente, della sicurezza.