Sig. Sindaco, la campagna elettorale si avvia verso le battute finali. A suo giudizio, quale sarà lo scenario possibile che emergerà dal voto?
“Mi auguro che il Paese possa avere un Governo nel pieno dei suoi poteri, con numeri e profili in grado di affrontare in maniera risolutiva le emergenze che attanagliano il tessuto sociale ed economico della nostra nazione. Ci sono ceti produttivi e fasce sociali che hanno urgenza di interventi mirati, in grado di reggere l’urto dirompente della crisi energetica, del caro utenze, delle tensioni internazionali e di un’inflazione sempre più imperante. A queste, si aggiungono nuove priorità come le scadenze dettate dal PNRR e altre annose, tra le quali le carenze infrastrutturali, il potenziamento di alcuni settori strategici come la Sanità e il disagio giovanile.”
2. Entrando nel quadro della proposta politica, cosa si aspetta dal responso degli italiani?
“Tra i primi dati che vedrò, c’è sicuramente quello relativo all’affluenza. Negli ultimi appuntamenti elettorali, l’astensionismo ha raggiunto percentuali preoccupanti. Siamo su un livello tale che un cittadino su due sceglie di non recarsi alle urne. Ho percezione che anche queste elezioni saranno contraddistinte da un’alta percentuale di astensione.
L’astensionismo è, secondo molti analisti, il partito di maggioranza. Io credo che sia l’espressione di un forte malessere e di una preoccupante deriva individualista dei nostri tempi. Non percepisco solo delusione o protesta; avverto, parimenti, un senso di totale disinteresse alle dinamiche e ai processi riguardanti la collettività. C’è il rischio che in tanti decidano di non esprimersi attraverso un essenziale strumento democratico, qual è il voto, perché lo si ritiene qualcosa di lontano e di estraneo. Il voto è invece importante perché ti consente di partecipare alla vita pubblica e di ampliare il proprio raggio d’azione a una dimensione collettiva e comunitaria. Non mi sfugge che la classe politica sia stata spesso inadeguata e non sia stata in grado di gestire i radicali cambiamenti sociali degli ultimi decenni. Tuttavia, il voto è il primo passo di un cambiamento. Il voto, inoltre, è l’essenza della nostra democrazia. Proviamo a guardare cosa accade in altri contesti internazionali, in cui questo diritto subisce forti restrizioni. La crisi che sta attraversando numerose dittature è un indicatore più che valido per rafforzare la nostra democrazia, al netto di eventuali difetti o lacune.”
3. Quale esito potrà emergere dal voto?
“Non azzardo previsioni, perché credo sia ancora alta la fascia degli indecisi, a cui bisogna sommare quella degli astenuti. Non mi aspetto particolari sorprese di rilievo. Sarà interessante il risultato del Senato, il cui meccanismo di ripartizione dei seggi può rendere l’esito finale più incerto rispetto alla Camera. Il voto credo premierà più quelle forze politiche di rottura rispetto a quelle che si sono cimentate nei vari e variegati governi che si sono avvicendati.”
4. Quale esito si aspetta per il Partito Democratico.
“Mi auguro che nel nuovo Parlamento ci sia un’adeguata rappresentanza territoriale, attraverso la quale rendere più agevole e proficua la filiera istituzionale. A prescindere dall’esito, però, credo che il PD, un istante dopo lo spoglio, debba avviare un grande processo di cambiamento che consenta di avere una maggiore “aderenza” alle problematiche e alle pesanti difficoltà degli italiani. In questa fase di cambiamento, credo sia anche importante che si manifesti in una nuova classe dirigente, in grado di guidare il Paese e il partito verso nuove sfide e responsabilità.”
tratto da L’ORA
