“Significa che un cittadino su due non sente più che il voto sia uno strumento utile per incidere sul futuro della propria comunità. È il segno di una crisi democratica che non riguarda solo le istituzioni, ma la fiducia complessiva nel patto sociale: cresce la distanza tra cittadini e politica, e si afferma l’idea che “tanto non cambia nulla”.
L’astensione diventa così una forma di protesta silenziosa, che però impoverisce la rappresentanza e consegna scelte decisive a una minoranza attiva.”
Lo scrive Gianluca Mastrovito delle ACLI.
La crisi democratica che emerge non è episodica ma strutturale: riguarda i meccanismi della partecipazione, l’educazione civica, la capacità delle istituzioni di comunicare e coinvolgere.
Questa disaffezione che impoverisce la rappresentanza, consegna decisioni fondamentali a una minoranza e mette a rischio la stessa qualità della democrazia. Per invertire la rotta serve ricostruire partecipazione e fiducia, con trasparenza, responsabilità e spazi reali di coinvolgimento: la democrazia vive solo se le persone tornano a sentirsene protagoniste.
Non basta invitare a “votare di più” ne appassionano i campi larghi e lunghi: occorre ricostruire fiducia mostrando che la politica può essere capace di cambiare la vita delle persone.