GIORGIA MELONI IL PROSSIMO 4 NOVEMBRE A SALERNO. INTANTO ATTACCA LE PENSIONI D’ORO E LA VERA CASTA

E’ addirittura IL FATTO QUOTIDIANO a dedicarle una lunga intervista sul suo impegno contro le pensioni d’oro, soprattutto per quelle percepite dai Presidenti della Corte Costituzionale. GIORGIA MELONI, la leader di Fratelli d’Italia, è lanciata verso un concreto attacco alla “casta”. Intanto il prossimo 4 Novembre sarà a Salerno per una manifestazione di partito. Ecco il testo dell’intervista tratta da ilfattoquotidiano.it

 

 

 

Dichiara guerra “a tutte le pensioni d’oro, che ci costano ogni anno 14 miliardi”. Ma ce l’ha soprattutto con quelle dei presidenti della Corte costituzionale: “Sono i guardiani della Carta, dovrebbero dare l’esempio. E invece ignorano sistematicamente una norma della Costituzione, guadagnandosi benefit e pensioni più ricche”. Giorgia Meloni, deputata e co-fondatrice di Fratelli d’Italia, ha scritto sul tema anche al presidente della Repubblica. 

Onorevole, nella sua lettera a Napolitano parla di possibile “elusione” della Carta da parte della Consulta. 
L’articolo 135 stabilisce che la Corte elegge tra i suoi membri il presidente, che rimane in carica per un triennio. Per prassi consolidata viene scelto sempre il più anziano, che rimane in carica pochi mesi e poi va in pensione. E ciò gli permette di ottenere un trattamento pensionistico e un’indennità superiori a quelle maturate prima che diventasse presidente. 

Quindi?
Come ho spiegato anche martedì a Ballarò, chiedo al Capo dello Stato di utilizzare il suo ruolo per far cessare questa consuetudine. Dal 1957 a oggi solo cinque presidenti della Consulta sono rimasti in carica almeno tre anni (l’incarico è rinnovabile, ndr). 

Nello scorso luglio voi di Fratelli d’Italia avevate protestato sotto la sede della Corte.
Certo, perché i giudici avevano bocciato come incostituzionale il prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro. Era stata una mia battaglia: pretendere un contributo del 5 per cento sulla parte eccedente il tetto dei 90 mila euro di pensione. E aveva funzionato: il prelievo è stato applicato sia dal governo Berlusconi che da quello Monti. 

Poi però la Consulta ha detto no.
I giudici sostenevano che il prelievo violasse l’articolo 3, quello che prevede l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, perché colpiva solo una categoria, ossia i pensionati. In più, facevano distinzione tra redditi e pensioni. Ma è la stessa Corte che l’anno scorso aveva definito illegittimo anche il prelievo sui maxi-stipendi del settore pubblico. 

È davvero arrabbiata con la Corte.
Io dico che fa riflettere come tutti i presidenti della Consulta siano pensionati d’oro. So che questa non è una battaglia facile, ma voglio andare avanti. 

Come?
A luglio avevo chiesto un incontro a Napolitano, senza esito. In agosto ho presentato una proposta di legge: prevede un tetto massimo di 5 mila euro alle pensioni. Se qualcuno ha versato contributi che giustifichino una cifra superiore, si può ritoccare. Altrimenti il tetto è quello. 

Perché proprio 5 mila euro?
Perché è una cifra dieci volte superiore alle pensioni minime. Mi pare che sia sufficiente per vivere tranquilli. 

Quante sono le pensioni sopra questo tetto?
Circa 288mila, per un valore di 14 miliardi. Io voglio tagliarle, così da ricavarne risorse per i giovani, i precari, le famiglie. 

C’è qualcuno che appoggia il suo ddl?
Ho scritto ai capigruppo e a tutti i parlamentari, invitandoli a sostenere il testo. Sono disposta anche a non comparire come prima firmataria. Mi hanno promesso appoggio esponenti di tutti i partiti. 

Ma il testo a che punto è?
Il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, non l’ha ancora messo in calendario. Lo chiamerò presto per sollecitarlo.

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