“Settemila persone senz’acqua. E un sindaco che si giustifica come uno scolaretto impreparato: “Non abbiamo letto la PEC”. È questo il livello. È questo il grado di affidabilità dell’amministrazione che dovrebbe garantire i servizi essenziali a Faiano e all’intero Comune di Pontecagnano Faiano.”La denuncia arriva da Giuseppe Bisogno, Consigliere Comunale di opposizione a Pontecagnano Faiano.
La realtà è grottesca: l’ASIS comunica per tempo, via PEC, che a causa della carenza idrica è necessaria l’interruzione dell’erogazione per permettere l’accumulo dell’acqua. Ma al Comune nessuno legge. Nessuno apre la posta. Nessuno che sabato e domenica – giorni in cui, a quanto pare, l’istituzione va in letargo – sia in grado di assumersi la responsabilità minima di avvisare i cittadini, predisporre un piano d’emergenza, attivare una comunicazione tempestiva. Nulla.
E il primo cittadino, invece di pretendere che almeno la polizia locale sia reperibile e legga la posta elettronica sul cellulare, si limita a balbettare scuse come se fosse in gita scolastica. Non una parola sull’apertura di un’indagine interna. E allora lo diciamo noi: si apra subito un’indagine interna per accertare le responsabilità, perché è semplicemente vergognoso che un’intera frazione non sappia dello stop all’erogazione idrica per via di una PEC non letta.
E se domani ci fosse una calamità naturale? Se si verificasse un’alluvione, un terremoto, un’emergenza sanitaria? Cosa succede se il Comune è chiuso e le PEC non si leggono? Cosa dobbiamo aspettarci, lanci di segnale di fumo? È così che si pensa di governare una comunità?
A rendere tutto ancora più assurdo c’è un ulteriore dettaglio: se la memoria non ci inganna, nel CDA dell’ASIS siede anche un autorevole esponente dell’amministrazione comunale. Una presenza che, almeno sulla carta, dovrebbe garantire un canale informativo diretto. Ma a quanto pare non serve a nulla. Né informazione, né prevenzione, né gestione.
Quanto alla tanto sbandierata vocazione green dell’amministrazione, è arrivato il momento di smettere di usare le parole a vanvera. Se si vuole parlare seriamente di crisi idrica, lo si faccia promuovendo sistemi di raccolta dell’acqua piovana per usi non potabili (toilette, auto, giardini), lo si faccia educando i cittadini con campagne di sensibilizzazione sull’uso consapevole dell’acqua, proponendo buone pratiche.
Perché amministrare non è fare marketing. È leggere le PEC. E garantire i servizi. Anche – e soprattutto – il sabato e la domenica.
