“Superata la pausa estiva, il dibattito istituzionale si focalizza inevitabilmente sull’ormai prossima legge di bilancio. I parametri sempre più stringenti del patto di stabilità e le scadenze di alcuni canali sociali – Quota 103, Ape sociale e Opzione donna – riducono ulteriormente gli spazi di manovra del Governo. È verosimile, lo si deduce dalle anticipazioni, che si intendano rimodulare i termini delle detrazioni fiscali, in relazione ai nuclei familiari, con l’obiettivo, da parte della maggioranza di Governo, di voler in qualche modo incentivare la natalità nazionale e agevolare le famiglie più numerose.”
Lo scrive la consigliera comunale di Baronissi Ester Sapere.
Superando gli aspetti tecnici e quelli della contrapposizione politica, nel caso di specie, il periodo storico in corso e le fisiologiche dinamiche sociali indurrebbero perfino a un approccio consapevolmente ideologico.
In termini essenziali: è più proficuo tagliare tasse o, come io sostengo, migliorare servizi? Inoltre, avere figli, ha una valenza sociale, tale da richiedere canali preferenziali dalla politica, oppure no?
Sono domande aperte, che prefigurano scenari diversi. Da manuale, la pressione fiscale dovrebbe coprire i servizi essenziali, ma purtroppo non sempre corrisponde allo stato di fatto. Il quoziente familiare è bandiera spesso ideologizzata, mai demodé, ma probabilmente strumentalizzata, con il rischio che possa indirettamente generare “squilibri”; mentre il potenziamento dei servizi sarebbe trasversale e potrebbe riverberarsi su tutte le componenti comunitarie e abbraccerebbe più fasce sociali.
Di conseguenza, senza alcun retaggio ideologico, è più opportuno, in termini di ricaduta sociale, abbassare le tasse a una “parte” o potenziare i servizi essenziali per tutti?
In merito al calo demografico, è argomento assai delicato e diffido dalle soluzioni tascabili. Mutuando concetti filosofici, non esistono risposte semplici a problematiche complesse. La crisi demografica non è solo nazionale; perfino la Cina registra cali di nascite davvero preoccupanti, al punto da indurre il Governo cinese a intervenire sulla tenuta del regime pensionistico nazionale, aumentando l’ età utile (non accadeva dal 1978…) a partire dal 2025. Sarebbe opportuno approcciarsi a quello che molti addetti ai lavori chiamano “inverno demografico” in maniera diversa, ampliando il perimetro delle valutazioni e delle analisi. Il calo demografico può avere non solo cause economiche e politiche, ma anche biologiche e ambientali. Per tali ragioni, non è una problematica da circoscrivere in ambito nazionale e, in quanto tale, provvedimenti come il quoziente familiare possono risultare palliativi, ma non strutturali.
Ai fini di un miglioramento della qualità della vita, occorrerebbe percorrere strade e opzioni diverse, tra cui il potenziamento, appunto, dei servizi essenziali. In riferimento alla valenza sociale dei figli, la ritengo indubbia, pur non considerando irrilevante la scelta opposta. C’è una fetta sempre più consistente della nostra società che, per infinite motivazioni, non partecipa al processo demografico, ma contribuisce comunque alla crescita economica e, in quanto tale, necessita di servizi, diritti e cittadinanza.
La società sta cambiando a ritmi impressionanti e le dinamiche politiche fanno sempre più fatica a reggerne il passo. Per questo motivo, sarebbero auspicabili percorsi nuovi e non canoni tradizionali, con l’ obiettivo di avere una prospettiva a lungo termine e non un interesse di bottega.