ANTONIETTA CORAGGIO (FORZA ITALIA): “SANITA’ REGIONALE, MANCA LA ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI”

“Il diritto alla salute e soprattutto la garanzia di un accesso universale alle cure rappresenta il grado di civiltà di una Regione e misura l’attenzione che essa dedica alle fasce deboli ed in difficoltà della popolazione. Oggi, in tempi di pandemia, vengo stimolata da più parti ad una riflessione sui tagli che questa amministrazione regionale ha messo in atto in campo sanitario.
Se a dover contare è il numero degli assistiti o degli interventi, allora ci sono poche speranze di ribaltare lo stato di fatto in caso di conferma della attuale compagine amministrativa di governo. Non è solo un problema di contenimento del Covid ad affliggere la sanità campana, ma anche e soprattutto la progressiva riduzione del livello di assistenza. I malati cronici, i dializzati, le persone non autosufficienti sono cittadini a pieno diritto di questa regione e richiedono la giusta attenzione, nè possono essere il capro espiatorio di inefficienze o le vittime di politiche sanitari inique.”

E’ quanto denuncia Antonietta Coraggio, Vice Sindaco di Vallo della Lucania e candidata al Consiglio Regionale con Forza Italia.
“Certo il discorso è complicato e non si può ridurre in poche battute, se si pone attenzione al nocciolo del problema, che trova scaturigine dal confronto tra gli standard del servizio e le prestazioni effettivamente erogate, una correlazione che consente di rilevare l’output gap regionale, oggi in evidente crescita, COVID a parte.
Corre, però, l’obbligo, per comprendere il problema e sapere dove incidere, di una breve considerazione sulla spesa sanitaria campana e sui meccanismi di finanziamento, alla luce dei dati del 2019 sul riparto delle risorse, che vede la Campania al terzo posto tra le regioni nella distribuzione delle disponibilità finanziare per il Servizio sanitario nazionale (ben 10.448,9 milioni di euro) e ciononostante con evidenti difficoltà nel garantire a tutti il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (LEA).
Purtroppo il fondo sanitario nazionale è ripartito applicando il criterio del costo standard nazionale medio pro capite, per ciascuno dei tre livelli di assistenza (Prevenzione, Distrettuale ed Ospedaliera), calcolato come media ponderata dei costi storici delle regioni Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto, quali enti che ne hanno garantito l’erogazione in condizione di equilibrio. La sola variabile che influenza il riparto delle risorse è rappresentata dalla considerazione della popolazione residente e dalle fasce di età. A dir poco un indice scarsamente robusto, si direbbe in chiave tecnica.
Difatti il punto di maggior debolezza su cui ritengo l’Assemblea regionale debba lavorare è l’individuazione dell’effettivo e reale fabbisogno sanitario dei cittadini campani, da presentare in sede di Conferenza Stato-Regioni, all’atto della nuova ripartizione. Qualcuno, correttamente, utilizza il termine “precisione”. Si tratta, infatti di organizzare il sistema sanitario in modo preciso, identificando le caratteristiche della popolazione e dando il giusto rilievo ai concetti già noti, ma poco applicati e men che mai in Campania, dell’appropriatezza, qualità ed aderenza alla cura per tutti i cittadini di questa regione.
Rendere efficiente la spesa non è questione che riguarda i tagli, quanto piuttosto la riorganizzazione del sistema sanitario regionale. Sembra banale dirlo ma è drammatico pensare che si costruisca l’assistenza sanitaria e il servizio di salute pubblica nella logica dell’equilibrio finanziario. E’ vero che la regione Campania ha affrontato un piano di rientro sanitario, ma, oggi, a distanza di tempo, ancora i dati non sono confortanti se, fonte Ministero della Salute, la Campania risulta, quale valutazione finale anno 2017 della griglia LEA, fanalino di coda in compagnia della sola Calabria.
E’ mancata, dunque, una fase di organizzazione dei servizi, usando anche nuove tecnologie sanitarie, ed è mancata una risposta adeguata sui temi della cronicità e presa in carico dei pazienti. L’organizzazione di livello regionale di altre realtà del nostro paese poteva e può essere considerata esempio positivo di gestione, quale testimonianza efficiente e moderna di integrazione socio-assistenziale, da mettere a sistema nella prossima legislatura.”